Dilemmi di Natale: albero vero o finto?

Guida pratica e soluzioni innovative per feste più sostenibili

Parole di Martina Viola | Illustrazione di Raffaele Primo Capasso | Dicembre 2024

Il mese di dicembre in Italia coincide con l’avvicinarsi delle feste, delle decorazioni, delle lucine a forma di stella cometa, e del grande protagonista dell’occasione: l’albero di Natale, che occuperà un ruolo di primo piano in tutte (o quasi) le nostre case. Oltre a selezionare le varie palline colorate, vagliare il luccichio delle ghirlande e decidere forma e altezza del puntale da infilare sulla cima, è necessario compiere un’altra scelta molto importante: addobbare un abete vero oppure finto?

La prima scelta: il riciclo

Dal punto di vista dell’impatto ambientale, la risposta giusta e più sostenibile sarebbe quella di utilizzare come prima scelta ciò che si ha già all’interno delle proprie mura domestiche. Un albero finto, ancora in buone condizioni, che sia stato acquistato anni prima oppure ceduto da parenti o amici, è sicuramente l’opzione migliore per il pianeta.

Si compra: vero o finto?

Se l’opzione riciclo non fosse percorribile, si torna al punto di partenza: occorre ragionare se comprare un arbusto artificiale da archiviare e rispolverare ciclicamente nel corso degli anni, oppure se affidarsi alla modalità «usa e getta» della conifera reale. Si potrebbe pensare che la prima alternativa sia meno impattante, in realtà il fattore riutilizzo è più problematico di quello che sembra: sarebbe determinante se l’albero finto venisse usato per almeno vent’anni, ma studi di settore affermano che sono davvero poche le famiglie che riescono a conservare in buono stato per così tanto tempo lo stesso oggetto. Inoltre ci sono molti altri aspetti da considerare: il materiale plastico impiega decenni per essere smaltito definitivamente, la sua produzione e il suo trasporto provocano ingenti quantità di gas serra.

Un albero di Natale vero non presenta queste esternalità negative: è organico e biologico come ogni vegetale, e può essere acquistato localmente, supportando il settore della silvicoltura.

In aggiunta, a differenza di ciò che si potrebbe immaginare, acquistare da un rivenditore certificato non comporta il disboscamento di boschi e foreste, poiché i germogli vengono fatti crescere appositamente per essere poi invasati e portati in salotto per le feste. Considerati quindi i vari pro e i vari contro, si arriva al verdetto apparentemente decisivo: l’albero di Natale vero è complessivamente meno impattante.

Albero vero: dove acquistare?

Se non si conoscono vivai di fiducia, è normale rivolgersi alla rete per cercare una soluzione. Ed in effetti su internet si possono trovare molti vivai famosi, ben indicizzati, che permettono di acquistare i loro prodotti anche online, come Euro Plants Vivai o Vivaio Roma Garden, il quale pianta un nuovo albero per ogni arbusto venduto. Altri nomi noti sono ad esempio Vivaio Garden Forest oppure Trentino Garden.

Tra le aziende più accessibili e conosciute c’è anche Ikea che, successivamente all’acquisto di un loro albero di Natale vero, permette la sua riconsegna dopo l’Epifania, tra il 6 e il 15 gennaio. Con questa formula si garantisce il processo di compostaggio, facendo ritornare la materia organica alla terra. Inoltre, per ciascun abete restituito, l’azienda stanzia 3 euro per finanziare un progetto a sostegno dell’energia pulita nel quartiere Librino della città di Catania.

Smaltire o ripiantare?

In sintesi: il colosso svedese incentiva l’acquisto di un arbusto vero e facilita il suo smaltimento. Ma chi ha acquistato altrove come fa? L’albero, spogliato di nastrini e fiocchetti, può prendere due strade. Se è senza radici, una volta portato al centro di raccolta della propria città, verrà considerato rifiuto verde – come gli sfalci dei prati e i resti delle potature – e verrà trasformato in compost, fertilizzante. Sarà quindi utile alla crescita di altre piante. Questo per esempio succede a Bologna e a Firenze. Se invece l’abete è dotato di radici e si trova ancora in buone condizioni, è possibile piantarlo all’interno del proprio giardino. L’operazione è più facile se si abita in zone montane degli Appennini e delle Alpi, poiché le conifere fanno fatica a tollerare climi più caldi. Si può comunque tentare anche in Pianura Padana, tant’è che numerosi giardini segreti aperti dal festival Interno Verde custodiscono al loro interno esemplari ormai vetusti, piantati decenni fa, proprio al termine delle feste.

Se non si ha a disposizione un giardino privato, ci si può informare presso il proprio Comune per capire se è possibile avviare un processo di piantumazione. A Roma ad esempio è attiva la raccolta gratuita degli abeti gestita dal Corpo Forestale, in collaborazione con l’Azienda Municipalizzata Ambiente. Da diversi anni nella Capitale il proseguimento del ciclo di vita degli alberi di Natale è assicurato in questo modo: gli esemplari conferiti vengono trasferiti nel vivaio di Arcinazzo Romano, paese situato a una settantina di chilometri dalla città, dove vengono trapiantati e curati.

Un’iniziativa molto originale proviene dal Canton Ticino, in Svizzera. A Locarno il Comune si impegna nel recupero, nella pulizia e nel posizionamento degli alberi natalizi sul fondo del lago, in particolare vicino al Golfo di Agno. Questa pratica è utilizzata per favorire il ripopolamento del pesce persico all’interno dello specchio d’acqua. I tronchi e i rami calati sul fondale diventano un rifugio dove i pesci possono deporre le uova e proteggersi dai predatori.

Facebook © Sezione Pescatori Agno Bacino – Sud

Tante soluzioni, un fattore in comune

E se nel proprio territorio non fossero attivi servizi innovativi di questo tipo? Allora vale la pena spendere qualche minuto in più online, per cercare il giusto vivaio oppure i progetti delle locali associazioni ambientaliste: sono diverse le aziende che prevedono al termine delle feste il ricollocamento in natura, con le dovute accortezze all’ecosistema circostante, e sono tante le realtà del terzo settore che si impegnano in progetti di recupero.
Insomma le soluzioni sono molteplici, sono tante e tutte diverse, ma condividono un elemento comune: la premura. Prestando attenzione alla scelta è possibile chiudere o far proseguire il ciclo di vita del protagonista del Natale in maniera più sostenibile.

Martina Viola

Redattrice

Nata su suolo campano nel 2003 e residente in una provincia veneta, è attualmente studentessa fuorisede all’università di Ferrara. Ama scrivere, viaggiare ed esplorare ogni angolo del mondo a piccoli passi. Se non sta prestando attenzione probabilmente è perché è rimasta incantata a guardare il tramonto.

Raffaele Primo Capasso

Illustratore

Illustratore, proviene dal mondo dell’architettura, disegna da quando ha memoria. Ama rappresentare architettura e natura su taccuini che porta sempre in tasca, organizza workshop e laboratori sperimentando sempre nuove tecniche di rappresentazione.

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