Il parassita alieno diventa arte
Il punteruolo del fico al centro dell’obiettivo della fotografa Morini
Parole di Debora Vitulano | Immagini di Martina Morini | Febbraio 2025
Quando pensiamo agli alieni, di solito immaginiamo creature provenienti da galassie lontane. E se invece vi dicessimo che gli alieni vivono qui con noi sulla Terra? Niente paura, non siamo diventati una rivista fantascientifica e non abbiamo intenzione di proporvi qualche teoria complottista. In biologia col termine “specie aliena” ci si riferisce ad animali, vegetali o funghi che, a causa dell’azione – intenzionale o accidentale – dell’uomo, colonizzano un territorio diverso dal loro habitat storico. Se poi questa specie arriva a comprometterne gli ecosistemi originari, si parla di specie aliena invasiva. È il caso, per esempio, dell’Aclees taiwanensis o punteruolo nero del fico.
Si tratta di un coleottero della famiglia dei curculionidi, le cui larve si sviluppano scavando profonde gallerie nel tronco del fico, portandolo alla morte. Arrivato in Italia per caso, probabilmente a bordo di navi cargo provenienti da Taiwan, questo piccolo alieno sta distruggendo le popolazioni di fico in Toscana, Lazio, Liguria, Lombardia, Veneto, Marche e Umbria.
La fotografa Martina Morini lo ha documentato con un progetto intitolato proprio Aliens, che è stato esposto al MudaC, il Museo delle arti di Carrara, fra ottobre e gennaio scorsi.
Martina Morini: da project manager a fotografa della diversità
Martina Morini è nata a Carrara nel 1985 e si è specializzata nella gestione delle risorse idriche nella cooperazione internazionale. Un percorso che l’ha portata a viaggiare tanto fin da giovanissima. Ha studiato e vissuto tra Roma, Venezia, Bruxelles e le isole Azzorre. Poi ha lavorato come project manager in progetti legati ai diritti idrici all’interno di diverse ong internazionali in Congo, Mongolia, Palestina, Iraq: «Queste esperienze mi hanno portato a riflettere sui concetti di confine, di straniero, di altro». In giro per il mondo Martina aveva sempre con sé la sua macchina fotografica. Quella che è cominciata come una passione si è poi evoluta in una professione, complice la pandemia. Dopo aver studiato fotografia documentaria nel 2020, Martina ha realizzato progetti in ambiti differenti, ma tutti con un minimo comune denominatore: indagare e raccontare l’alterità e la diversità. Prima Aliens, che ha vinto l’Italy Photo Award nel 2021; quindi A place to call C.A.S.A., un’indagine familiare sulla perdita del lavoro. Dal 2022, poi, Martina lavora come fotografa su navi e aerei di soccorso migranti nel Mediterraneo.
Aliens: un fico secolare e un ospite indesiderato
Martina trascorre il primo lockdown del 2020 nella casa della sua famiglia, a Carrara, nel cui giardino sorge un fico secolare: «Quell’albero rappresenta un pezzo della memoria storica della mia famiglia. Da bambina mi raccontavano che durante la Seconda guerra mondiale il mio nonno si nascondeva dai fascisti nel fossato che ci girava attorno». Si accorge, così, che è stato infestato da un esserino che lo sta gradualmente danneggiando.
Martina fa ricerche e scopre che si tratta del punteruolo nero: «Ho aperto un canale YouTube, che mi ha permesso di raccogliere numerose testimonianze su quello che ho scoperto essere un problema molto sentito dagli agricoltori toscani da una decina d’anni. Gli studi sul punteruolo nero, però, erano e sono tuttora pochi, perché il fico non è una pianta che muove particolari interessi economici». A occuparsene c’era solo il C.R.E.A. (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), con cui Martina comincia a collaborare per documentare il fenomeno e i possibili rimedi: «Ad oggi sembra che l’unica soluzione empirica siano le galline, che riescono a mangiare il punteruolo».
Shooting notturni, citizen science e light painting
Le foto di Aliens sono state fatte di notte, quando il punteruolo è più attivo, in diversi campi della Toscana. Il risultato sono scatti di piante sofferenti, resi ancora più drammatici dal ricorso alla tecnica del light painting, che consiste nel creare movimenti di luce all’interno dell’immagine: «Si tratta di esposizioni molto lunghe che conferiscono maggiore tridimensionalità all’immagine».
Sebbene il progetto abbia come medium principale la fotografia, Martina si è avvalsa anche della metodologia del citizen science – il coinvolgimento attivo dei cittadini nella ricerca – e di materiale cartografico: «Parallelamente alle foto ho eseguito anche un lavoro di mappatura, inserendo tutte le coordinate geografiche delle piante interessate, molte delle quali mi sono state segnalate su YouTube».
L’alieno: migrazione o invasione?
Aliens non vuole essere solo un documentario, ma anche un invito a una riflessione sul concetto di “altro” che ha toccato Martina in prima persona: «Quando ho incontrato il punteruolo per la prima volta mi sono sentita invasa, perché aveva intaccato un bene per me prezioso, ma poi mi sono resa conto che questa reazione era in antitesi col mio impegno nella lotta per il diritto di tutti di spostarsi. Il concetto di alieno si può, infatti, applicare anche agli umani: è lo straniero, tutto ciò che ci fa sentire minacciati nella nostra comfort zone e che sulle prime scatena sempre una reazione di resistenza e paura. Se è vero poi che il punteruolo è migrato per effetto della globalizzazione, è vero anche che le piante e gli insetti si sono sempre spostati nella storia del nostro pianeta. Il fico stesso non è autoctono dell’Italia, ma arriva dall’Asia Minore».
La speranza di Martina è che, anche nel caso del punteruolo nero, «la natura trovi il modo di riequilibrare le cose».

Debora Vitulano
Redattrice
Giornalista, scrittrice, traduttrice ed editor freelance, vive tra Parma e Mantova. Italo-russa, è appassionata di linguistica, letteratura, musica, arte e moda. Pratica yoga, le piace viaggiare e ama la natura e gli animali.