La Biblioteca degli Alberi, parco attivo di Milano

Antologia arborea distesa su 10 ettari, per rigenerare gli scali ferroviari di Portanuova

Parole di Sabrina Tassini | Dicembre 2024

© Archivio BAM

Affiorata tra i grattacieli iconici di una città proverbialmente segnata da un incessante fermento, la Biblioteca degli Alberi di Milano, progetto di Fondazione Riccardo Catella e meglio conosciuta con l’acronimo BAM, è un sorprendente inventario botanico disseminato di prati, variopinti ospiti avicoli da ammirare e percorsi bucolici che invitano a rallentare, respirare e riconnettersi con l’ambiente.
Ora spazio per il relax e lo yoga, ora palcoscenico per eventi, questa antologia arborea redatta su dieci ettari e pronta per essere sfogliata da tutti i cittadini, incarna l’idea di un parco “attivo” e inclusivo che rilegge i canoni del tradizionale verde urbano, raccontando storie di biodiversità e arte ad una comunità affascinata dall’incontro tra natura e cultura.
Tra i portavoce di questa visione c’è Francesca Colombo, direttore generale e culturale di BAM, Fondazione Riccardo Catella, che dal 2018 guida un’appassionata squadra di dodici persone, il cui impegno trasforma quotidianamente il parco in un crocevia di idee e creatività. Interno Verde Mag l’ha incontrata per conoscere meglio questa interessante realtà.

Francesca Colombo © Archivio BAM

Partiamo dalle origini, cosa c’era prima della Biblioteca degli Alberi e cosa ha portato alla sua realizzazione?

Ci troviamo nella zona riqualificata di Portanuova, un tempo occupata dagli scali ferroviari della cosiddetta “Stazione delle Varesine”, per via della linea che collegava Milano a Varese. Dismessi i treni, l’area ha vissuto anni di semi-abbandono, ospitando un luna park, un circo e persino alcune abitazioni abusive. Oggi il quartiere è rinato grazie a una rigenerazione urbana guidata da Fondazione Riccardo Catella che lo ha reso uno tra i più innovativi della città, con architetture rappresentative come il Bosco Verticale di Boeri e BAM come cuore verde pulsante. Il progetto del parco è il risultato di una pionieristica partnership pubblico-privata tra il Comune di Milano, la società immobiliare Coima e la Fondazione Riccardo Catella, ed è stato determinante per riorganizzare tutto il circondario, creando spazi pedonali, piste ciclabili e collegamenti tra i distretti limitrofi, prima separati dalla ferrovia. Con il tempo è emerso il desiderio di valorizzarne la dimensione aggregativa e conviviale, conferendo a questo grande giardino cittadino una sempre maggiore identità, nella convinzione che rigenerare non significhi solo costruire o ricostruire edifici, ma anche tessere una comunità, restituendole una città giorno dopo giorno sempre più accogliente.

© Archivio BAM_Andrea Cherchi

Ci racconta alcune caratteristiche distintive di BAM, dal punto di vista paesaggistico?

Ha presente il gioco dello Shanghai? Petra Blaisse, founder dello studio olandese Inside Outside che ha disegnato il parco, si è ispirata proprio a quello. Se lo osservassimo dall’alto, potremmo ben distinguere una grande rete di viali, dai più stretti ai più ampi, che proprio come lunghe bacchette trasversali collegano i quartieri attigui, sezionando al contempo la superficie in aree verdi, per il fitness e per il relax, per i più piccoli e per gli amici a quattro zampe. Gli alberi sono disposti in 22 foreste circolari, quasi a rappresentare delle “stanze teatrali” che prendono vita durante gli eventi, mentre un grazioso laghetto arricchisce la composizione naturale. Il tratto maggiormente caratteristico del parco, da cui nasce il concetto di “biblioteca”, è la nomenclatura degli alberi scritta a terra, un modo interattivo per far conoscere ai cittadini la ricchezza botanica di BAM.

© Archivio BAM

Quante e quali piante compongono questa biblioteca vivente?

Sono presenti oltre 100 specie, 500 alberi e 135.000 piante tra aromatiche, acquatiche ed erbacee, siepi, arbusti, bulbi e rampicanti. Si può camminare in mezzo agli aceri grigi e rossi, ai liquidambar che in questo momento dell’anno sfoggiano meravigliose sfumature dal giallo al rosso al violaceo, ma anche tra i frassini ornamentali, americani e bianchi. Vi si trovano pure salici, Ginkgo biloba e cedri della California, cipressi, betulle, cornioli e molte altre varietà.

© Archivio BAM

Un contesto ideale per la microfauna e l’avifauna…

Certamente è un ecosistema urbano attrattivo per diversi insetti impollinatori, farfalle e specie animali. Si possono osservare, ad esempio, le gallinelle d’acqua che tornano ogni anno nel laghetto per nidificare e poi migrare, i falchi pellegrini, i parrocchetti dal collare ma anche i merli, le cinciarelle e le cinciallegre.

Come si preserva una biodiversità così preziosa nel centro di una metropoli, considerando l’impatto dell’inquinamento e dei fattori urbani?

La manutenzione del luogo e la protezione delle specie che ospita costituisce senza dubbio una sfida. Cerchiamo di preservare quest’area adottando innanzitutto pratiche sostenibili, che rispettino l’ambiente naturale. Sin dalla progettazione si è tenuto in considerazione questo aspetto, impiegando materiali ecocompatibili e funzionali, come le pavimentazioni in calcestruzzo i.idro DRAIN, con capacità di drenaggio cento volte superiore al normale terreno, e quelle in gomma riciclata, per tutta l’area giochi dei bambini. L’impianto di irrigazione, sfruttato anche per il laghetto, utilizza acqua di falda, prelevata da dodici pozzi situati sotto gli edifici di piazza Gae Aulenti, che una volta raccolta viene usata anche per generare aria calda o fredda per gli immobili della zona.
Per migliorarci e monitorare il biosistema abbiamo inoltre intrapreso alcuni progetti di ricerca, tra cui Prospettiva Terra, in collaborazione con l’Università di Firenze (PNAT) e sotto la direzione di Stefano Mancuso. Il progetto ha previsto l’installazione di sensori IoT su circa 250 alberi, per raccogliere in tempo reale le informazioni sulla loro salute e sulla quantità dei composti organici volatili che riescono ad assorbire, a beneficio della comunità, ovvero CO2, polveri sottili e ossidi di azoto. Una seconda iniziativa è nata in collaborazione con 3Bee, nature tech company che sviluppa tecnologie per il monitoraggio, la tutela e la rigenerazione della biodiversità, ed è consistita nella collocazione di due sensori Spectrum che, registrando perennemente il ronzio degli insetti, agevolano l’identificazione degli impollinatori. Stiamo infine ultimando un terzo progetto che coinvolge atenei, progettisti e aziende per la creazione di due casette destinate proprio agli insetti impollinatori. Le casette – chiamate “Bugs Hotel” – verranno posizionate all’interno di una nuova area, dedicata alla collezione di fiori, piante e arbusti nettariferi.

© Archivio BAM

Pensando invece agli eventi climatici estremi che contrassegnano il nostro tempo, quali accorgimenti possono aumentare la resilienza del parco e garantire il suo contributo alla città?

Da un lato, la capacità delle piante di regolare il microclima e mitigare le isole di calore urbane è uno dei contributi più importanti che il parco offre alla città. Tuttavia, i cambiamenti climatici e l’imprevedibilità della natura ci pongono di fronte alla necessità di metterci in ascolto dell’ambiente in evoluzione, per preservare e adattare il verde stesso. Dopo il nubifragio che ha colpito Milano a luglio 2023, ad esempio, BAM ha perso 24 piante. Questo ci ha spinto a riconsiderare le specie botaniche presenti, sostituendo le meno resilienti con altre.

© Archivio BAM_Dimitar Harizanov

Un pilastro del progetto BAM è il suo programma culturale, può indicarci alcuni appuntamenti salienti? Quali riscontri avete raccolto dalla comunità dall’apertura a oggi?

Sono circa 300 i momenti gratuiti che propone annualmente il nostro programma culturale, tutti incorniciati dalla natura e accolti sin dall’inizio con grande entusiasmo dalla cittadinanza. Abbiamo inaugurato il palinsesto nel 2019 con il primo “Back to the City Concert” – diventato poi appuntamento fisso di ogni settembre – invitando la Filarmonica della Scala per un concerto di musica classica cui hanno assistito circa 3mila persone. Da quell’evento la programmazione non si è mai interrotta, nemmeno in tempo di pandemia, durante la quale abbiamo ospitato una splendida esecuzione della Nona di Beethoven. È centrale per noi mantenere alta la qualità degli incontri per incoraggiare la partecipazione, spesso molto attiva, dei cittadini. Ne è un altro esempio “BAM Circus – il Festival delle Meraviglie”, la tre giorni con cui ogni maggio creiamo un ponte tra la storia passata e presente del luogo, con eventi ispirati al circo contemporaneo e al teatro di strada. Al programma culturale si aggiungono poi diverse iniziative, come il progetto Radici che permette a chiunque lo desideri di adottare simbolicamente un albero, dedicandolo a una persona cara a cui verrà consegnato un “passaporto” che racconta la storia della pianta e ciò che viene fatto per curarla.

© Archivio BAM

Organizzate anche delle “passeggiate botaniche”, come si sviluppano?

Si tratta di esperienze che invitano i partecipanti a scoprire il parco da una prospettiva unica e suggestiva, coltivando al tempo stesso consapevolezza ecologica. Coinvolgiamo guide sempre differenti, a volte esperti botanici e naturalisti, altre filosofi e artisti. Alcune passeggiate prevedono inoltre momenti accessibili in lingua dei segni, per consentire anche alle persone sorde o ipoudenti di prenderne parte.

Occasioni che rendono quindi il parco un’aula a cielo aperto…

Esatto, una parte fondamentale del progetto BAM è proprio il programma Educational con cui avviciniamo persone di ogni età alla natura e all’ecologia, sempre in modo interattivo e appassionante. Il nostro obiettivo non è insegnare dall’alto, ma trasmettere il valore del rispetto per il verde pubblico con appuntamenti arricchenti in un contesto rigenerante.

© Archivio BAM

BAM ha ricevuto importanti riconoscimenti nel corso degli anni, come il Dubai International Award e, di recente, il LivCom Award, dedicato alle migliori pratiche nella gestione dell’ambiente e dello sviluppo locale. Quali aspetti hanno maggiormente contribuito a questi risultati?

Ricevere un secondo premio dalle Nazioni Unite dopo anni di duro lavoro è per noi motivo di grande orgoglio. Unire natura, sostenibilità e cultura è stato definito dalla giuria “un approccio visionario”. Sono stati decisivi anche l’inclusione sociale, l’aspetto educativo e la capacità di creare sinergie tra istituzioni pubbliche, università, associazioni culturali, artisti e cittadini. Una rete collaborativa, costruita con impegno e talvolta fatica, che aiuta a migliorare il benessere individuale e collettivo del contesto urbano.

Potrebbe BAM diventare un modello per altre città?

BAM è già oggetto di studio. Accogliamo spesso delegazioni da tutto il mondo che vengono a conoscerne il modello, molto complesso anche dal punto di vista economico. Siamo sempre aperti a condividere il processo, le best practice e persino gli errori da evitare, con l’obiettivo di ispirare progetti simili altrove.

Kelly Russell Catella e Francesca Colombo © Archivio BAM

Quale futuro desidererebbe per BAM? Pensa si possa estendere il suo impatto oltre i confini del parco?

Sognando a occhi aperti, vorrei vedere BAM irradiarsi in tutta la città, con canali arborei che attraversano Milano e una cura del verde diffusa, sempre puntando sul connubio natura e cultura. Confido anche che diventino sempre più numerosi i nostri BAM FRIENDS, cittadini appassionati e riconoscenti che sostengono concretamente il progetto.

Prima di salutarci, ha piacere di condividere qualche aneddoto che le è rimasto particolarmente impresso?

Questo parco rappresenta per me tre valori fondamentali: verde, cultura e comunità. Le racconto volentieri un episodio per ciascun aspetto.
Ogni mattina presto, un airone cenerino si aggira lungo il bordo del laghetto per poi volare via e tornare solamente la mattina successiva, alla stessa ora, come se fosse il custode del giardino. Serbo questa immagine come splendida cartolina di una Milano autentica e inaspettata.
Mi viene poi in mente un momento speciale durante una delle nostre feste di stagione, quando il musicista Paolo Fresu, prima di salire sul palco, attratto dalla bellezza del prato ha camminato scalzo sull’erba in mezzo al pubblico. È bastato quel gesto, semplice e spontaneo, per creare immediatamente una connessione tra natura, persone e arte, nel pieno spirito di BAM.
Ricordo infine con gioia di quando gli anziani del nostro programma “senior fitness” ci chiesero di dar seguito all’attività anche nei mesi invernali nonostante il freddo, in quanto occasione piacevole per stare insieme e instaurare legami. Non potemmo fare altro che accogliere la loro richiesta, a conferma che BAM, oltre ad essere un parco, sia davvero un luogo che costruisce relazioni e appartenenza.

© Archivio BAM

Sabrina Tassini

Redattrice

Giornalista e lifestyle editor, emiliana di nascita e globe trotter per vocazione. È appassionata di vintage e design, ama il jazz, i tortellini, il Giappone e i libri antichi. Non potrebbe vivere lontana dalla natura, senza il cinema francese, la scrittura e l’ironia.

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