Serra Madre, arte per l’ecologia
A Bologna, un nuovo spazio per immaginare il futuro del pianeta
Parole di Licia Vignotto | Febbraio 2025
Francesco Lombardo © Kilowatt
Oltre il soffitto di vetro si vedono le chiome alte del parco, le vasche di pietra che un tempo venivano utilizzate come semenzai, oggi colme di nuove essenze. I Giardini Margherita, con la loro storia e la loro esuberanza, gli alberi secolari e i giovanissimi frequentatori, entrano dentro la struttura attraverso la trasparenza delle lastre. Siamo al caldo, al riparo, in un salone ampio e luminoso, eppure allo stesso tempo siamo fuori, tra gli arbusti e gli insetti, nel più antico e amato polmone verde di Bologna.
Siamo dentro Serra Madre, spazio inaugurato a settembre accanto alle già note Serre dei Giardini Margherita, centro culturale ideato e curato dalla cooperativa Kilowatt. Chi frequenta la città sa bene quanto questa realtà sia fondamentale per sopravvivere alle sudate estati di pianura: nella bella stagione si susseguono rassegne, proiezioni sotto le stelle, concerti, eventi di tutti i tipi, piacevolmente ombreggiati e più freschi. D’inverno l’attività solitamente continua dentro la palazzina, che una volta era la casa del custode, con la cucina del bistrot e il coworking, ma i metri quadri son risicati. Cosa succederà ora che la grande Serra Madre ha aperto le porte? Come cambierà la fruizione dell’area e che ruolo avrà per la comunità?
Lorenzo Burlando © Kilowatt
Il taglio del nastro ha rappresentato un momento davvero importante: come in un grande e lento puzzle, finalmente le vecchie serre comunali hanno incastrato l’ultimo pezzo, hanno ritrovato l’unità perduta, in un disegno che è pieno e completo, seppure completamente diverso dall’originale. Qui una volta l’amministrazione riparava le proprie piante più delicate, cresceva talee e in generale si impegnava per curare il verde pubblico. In mezzo c’è stato un lungo periodo di abbandono. Oggi, grazie al recupero avviato da Kilowatt nel 2014, c’è un centro culturale articolato e multiforme.
Per capire quale sarà la destinazione di Serra Madre e come questo nuovo elemento andrà a interagire con il resto della programmazione, Interno Verde Mag ha intervistato Nicoletta Tranquillo, curatrice dello spazio.
Partiamo dall’inizio: quando, come e soprattutto perché nasce Serra Madre?
Serra Madre per noi nasce innanzitutto come risposta a una necessità. Avevamo bisogno di uno spazio al chiuso per destagionalizzare la programmazione culturale, che solitamente concentriamo d’estate, e per avere un piano B che potesse, anche durante la bella stagione, metterci al riparo dal rischio meteo. Questa era la nostra esigenza principale. L’idea di creare Serra Madre è maturata col tempo, a partire dal 2020, quando finalmente il Comune ha messo a bando lo spazio. Quell’area era l’ultimo pezzo del lotto che l’amministrazione ci aveva già parzialmente assegnato. Come Kilowatt erano già quattro anni che organizzavamo il festival Resilienza, che parla di temi ambientali e cambiamento climatico usando la prospettiva dell’arte, e proprio curando l’evento ci siamo resi conto di quanto fosse necessario questo approccio. Per questo abbiamo colto l’opportunità al volo, e abbiamo immaginato Serra Madre come uno spazio dedicato alla riflessione ecologica, mediata dallo sguardo artistico.
Quanto tempo ci è voluto per arrivare all’inaugurazione? Com’è stato il percorso?
Quattro anni, dall’assegnazione dello spazio al cantiere fino ad arrivare all’apertura, lo scorso settembre: è stato un percorso lungo, ma ci ha aiutato a maturare, sicuramente è cresciuta la nostra consapevolezza rispetto alla missione di Serra Madre. La crisi ecologica è in primis una crisi culturale, la crisi di una cultura basata sul carburante fossile, sul colonialismo, sul patriarcato. Abbiamo capito quello che vorremmo diventasse Serra Madre, uno spazio in cui l’arte ci aiuta a immaginare una nuova cultura ecologica, ci sprona a cambiare mind set.
Lorenzo Burlando © Kilowatt
Chi ha seguito il progetto? Quali erano i vostri desiderata?
Il progetto l’ha seguito uno studio di Cesenatico, si chiama La Prima Stanza, è lo stesso studio con cui avevamo già riqualificato gli altri spazi. Si è creato un feeling tra noi e loro, c’è comunione di intenti e una visione condivisa. Il progetto l’abbiamo disegnato insieme, poi abbiamo trovato i vari fornitori. Lo spazio ha molti vincoli, di tipo architettonico e paesaggistico, per certi versi abbiamo avuto le mani legate. Avremmo voluto realizzare qualcosa di molto più vicino all’ambiente, ma per esempio non abbiamo potuto inserire i pannelli fotovoltaici. I nostri desiderata erano quattro. Innanzitutto avremmo voluto uno spazio bello, la bellezza per noi resta un valore, un elemento fondamentale. Poi avremmo voluto che fosse adatto al pubblico spettacolo, quindi all’organizzazione di eventi, e che si ponesse in continuità con la storia dei Giardini Margherita. Serra Madre nasce dentro una vecchia serra abbandonata: abbiamo recuperato, grazie a un bravissimo artigiano, le vecchie tubature che si trovavano dentro la struttura e le abbiamo trasformati in tavoli. Volevamo mantenere una linea di congiunzione tra passato e futuro. Infine avremmo voluto uno spazio tecnologico, innovativo, per questo abbiamo dotato l’area di un impianto audio immersivo, unico in Italia.
Come sta funzionando Serra Madre? Come viene recepita?
Siamo ancora in fase di start up, sia dal punto di vista organizzativo nostro interno sia dal punto di vista della relazione col pubblico. Serra Madre in parte viene frequentata dal “tradizionale” pubblico delle serre che passa di qui, in parte da persone, ma anche aziende e istituzioni, che hanno uno specifico interesse per i temi ecologici. Un poco alla volta sta arrivando anche un pubblico più legato al mondo dell’arte. Tutto il 2025 sarà un anno di costruzione, consolidamento. Come già abbiamo fatto con le Serre, procederemo un passo alla volta, con piccoli passi costanti. Facciamo un prototipo, lo testiamo, se va bene allora ci allarghiamo.

Lorenzo Burlando © Kilowatt
A febbraio Serra Madre ha partecipato al suo primo weekend di Art City, sicuramente sarà stato un bel banco di prova. Come è andata? Che artista avete scelto per questo appuntamento?
Saranno passate più o meno tra le 1000 e le 1200 persone in tre giorni, è stato molto bello. Sicuramente un pubblico composto da molti curatori, artisti e addetti ai lavori. Noi abbiamo proposto un lavoro di Eva Papamargariti, artista greca che qui ha voluto prendere spunto dal romanzo di Virginia Woolf, “Le onde”, per creare un’installazione audio e video dedicata all’acqua, al tempo come dimensione circolare, alla soggettività fluida delle persone. L’installazione comprendeva cinque schermi che andavano in sincrono, con audio immersivo: si intervallavano immagini naturali e immagini prodotte attraverso l’intelligenza artificiale, con un software di morphing che fondeva forme animali e umani, che continuamente si mescolavano una nell’altra.
Quali progetti avete in cantiere per la bella stagione?
Sicuramente abbiamo in calendario tre iniziative. A fine marzo allestiremo l’installazione di un’artista spagnola, Maria Castellanos, che lavora insieme a diverse università per capire come entrare in contatto con il mondo vegetale influenzi le scelte delle persone. A giugno ci sarà la terza edizione della Summer School dedicata al pensiero ecologico, dove si incrociano artisti e professionisti del mondo della ricerca. A ottobre tornerà il festival Resilienze. Questi sono i punti fermi, in mezzo ci saranno tanti altri appuntamenti e attività.

Licia Vignotto
Redattrice | Responsabile del festival Interno Verde
Co-fondatrice dell’associazione Ilturco, che nel 2016 ha ideato e lanciato Interno Verde, e co-fondatrice dell’omonima cooperativa impresa sociale, creata nel 2021 per gestire al meglio l’evento. Responsabile del festival, descrive il suo lavoro “una via di mezzo tra l’investigatore privato e lo stalker”.