Tra le romantiche brume di Villa Arceno
Quando la Toscana guardava all’Inghilterra, per creare tra i colli regni incantati
Parole e immagini di Claudia Russo | Ottobre 2024
Nel cuore delle colline del Chianti Senese, luogo attraversato in lungo e in largo dai numerosissimi turisti che ogni anno scelgono la Toscana, pare esserci ancora qualche angolo nascosto, dove il tempo scorre lento, anzi, sembra quasi essersi fermato.
Tra due piccoli borghi in provincia di Siena, Castelnuovo Berardenga e San Gusmé, tra vigneti e uliveti secolari, si cela infatti Villa Arceno, vastissima tenuta privata di mille ettari, che racchiude un parco romantico dal fascino d’altri tempi, dove natura, cultura e arte si fondono armoniosamente, creando uno spazio di rara bellezza e tranquillità.
Il luogo del resto era apprezzato sin dai tempi degli etruschi, che qui avevano un insediamento, ma è solo nel corso dell’Ottocento che assume le caratteristiche che riconosciamo tutt’oggi, grazie al conte Emilio Piccolomini Clementini. Questi immaginò una soluzione più alla moda per l’area verde che circondava la tenuta, e nel 1825 assegnò all’architetto Agostino Fantastici l’incarico di trasformarla in un giardino romantico, noto anche come bosco all’inglese.
Nel corso del Settecento, in Inghilterra, si era sviluppato un nuovo modo, molto più libero e selvaggio, di intendere la natura e il giardino, in contrasto con le tendenze italiane e francesi che prediligevano parchi progettati a tavolino, con siepi dai precisi disegni geometrici, intervallate a fontane e costruzioni imponenti, dove nulla era lasciato al caso e dove la mano dell’uomo dominava esplicitamente sulla natura. Il giardino all’inglese, all’opposto, è caratterizzato da un aspetto spontaneo e pittoresco: vuole trasmettere l’idea del trionfo del creato sulla razionalità umana, simulare la genuina bellezza del verde, tra laghi, grotte artificiali, colline, finte rovine, piccoli templi e padiglioni.
Quella dell’architetto è dunque una mano nascosta, che non si deve vedere ma c’è, e anzi, crea suggestive prospettive e scenari pittoreschi, evocando stupore, meraviglia, ma anche serenità e vicinanza con il mondo naturale. Agostino Fantastici, ad Arceno, fece esattamente questo.
Nato a fine Settecento, Fantastici si trasferì in giovane età prima a Siena e poi a Roma. A inizio Ottocento ritornò in Toscana, affermandosi ben presto come architetto del Granducato. Personalità coltissima e versatile, operò soprattutto in territorio senese: tra i suoi capolavori sono da annoverarsi il Duomo di Montalcino, il riadattamento del Teatro dei Rinnovati di Siena, l’attuale rettorato dell’Università di Siena e, senza dubbio, proprio il giardino di Villa Arceno, opera che, per la sua maestosità e completezza, è tra gli esempi migliori del romantico in Toscana.
Premesse queste note biografiche, vale la pena scoprire insieme a Interno Verde questo spazio.
Il custode, Paolo, apre le pesanti cancellate in ferro, spalancando alla vista i venti ettari di quello che prima era un bosco e che Agostino Fantastici ha trasformato in un luogo da sogno. La giornata è tipicamente autunnale: una pioggerellina fine imperla la vegetazione che cresce rigogliosa. Sembra proprio di stare nel posto in cui il parco romantico è stato inventato: l’Inghilterra.
Poco dopo l’ingresso, una struttura circolare in pietra testimonia la presenza di una vetusta ghiacciaia, dove la neve era funzionale alla conservazione di formaggi, carne e cibi vari. Fantastici aveva pensato anche all’utile oltre che al dilettevole: tutto qui è opera sua, come testimoniano i suoi progetti originali, conservati all’Archivio di Stato di Siena.
Proseguendo, un enorme cedro del Libano svela un altro segreto: il conte, per far sì che la sua proprietà non fosse da meno dei boschi all’inglese che in quegli anni adornavano le dimore più alla moda della Penisola, volle ad Arceno tantissimi alberi esotici, provenienti da tutto il mondo.
Il verde che costeggia i sentieri è fitto, ogni tanto si ha l’impressione di addentrarsi in una vera e propria foresta. Ma attenzione, uno spiraglio tra questa natura apparentemente selvaggia svela un tempietto, al cui interno si intravedono lacerti di affreschi e quel che resta di una statua femminile con un cesto di fiori in mano. Questo piccolo edificio testimonia come il fascino del passato dovette essere – a metà Ottocento – presente e vivo. Del resto, medaglioni all’antica e colonne si ritrovano anche in una costruzione di servizio, funzionale a quello che è il posto più magico e sorprendente dell’intero complesso: un porticciolo posto sulla riva di un vastissimo lago artificiale. Nel progetto tutto era stato calcolato: il terreno è percorso da numerosi canali e condotti che alimentano lo specchio d’acqua.
La nebbiolina dovuta all’umidità della giornata circonda le colonnine di attracco e la casa delle barche, il cui grande arco a sesto acuto evoca scenari medievali, dando al luogo un’atmosfera fiabesca. Un ponticello di legno conduce su una delle tre isole create in mezzo al lago. I rami di un enorme glicine, attorcigliati tra di loro, fanno venire voglia di tornare a visitare questo luogo ad aprile, nel suo periodo di fioritura. Preannunciano uno spettacolo da togliere il fiato. Al momento, però, ci si accontenta dei numerosissimi funghi di vari tipi che tempestano il prato: saranno velenosi?
È tempo di lasciare l’isola, alla volta di una grotta artificiale posta dietro a una bella fontana ovale, i cui giochi d’acqua non sono purtroppo in funzione. La visita sta per concludersi: passando per i ruderi di una limonaia, ritroviamo il grande cedro. Paolo richiude la cancellata, celando nuovamente agli occhi questo luogo dal fascino ottocentesco che, per fortuna, un paio di volte all’anno, o su richiesta, il Comune di Castelnuovo Berardenga permette di visitare.

Claudia Russo
Redattrice
Classe 1997, Claudia Russo è nata a Bari ed è una storica dell’arte. Ama i viaggi, le serate conviviali e le buone letture, sogna una vita vista mare ed è sempre alla ricerca di posti nuovi da esplorare. Se la senti parlare con le piante, chiamandole per nome, sappi che è tutto normale.