Scrivere un giardino

Paolo Zacchera: dall’amore per la letteratura al florovivaismo d’eccellenza

Parole di Francesca Olivi | Illustrazione di Anna Di Perna | Giugno 2024

Un pomeriggio del 1977, seduto nel vagone di un treno in direzione Verbania, Lago Maggiore, Paolo Zacchera stava sfogliando alcune pagine di J.W. Goethe quando, tutto fuorché per caso, nacque in lui l’idea di intraprendere la carriera di floricoltore.

Conclusa la laurea in Lettere, dopo aver viaggiato e lavorato all’estero per migliorare le lingue, il giovane Zacchera aveva vinto una borsa di studio per fare un viaggio in America. Sin dall’adolescenza, infatti, era solito dedicare la maggior parte del suo tempo alla lettura, passione che gli aveva permesso di frequentare salotti letterari e conoscere diversi scrittori. In particolare, nella piccola villa di uno di questi ultimi, sulle rive del lago d’Orta e contraddistinta da una maestosa biblioteca di libri di autori inglesi e francesi, si era interessato ad una scrittrice belga di nome Marguerite Yourcenar.

L’inverno del 1978 segnò l’inizio della corrispondenza e poi dell’amicizia tra il floricoltore e la famosa scrittrice. Tra i due si era creato sin dal primo incontro un legame speciale, un’affinità elettiva, forse dovuta a una passione condivisa da entrambi: quella per la natura, la sua bellezza e la necessità di prendersene cura.

© Compagnia del Lago Maggiore

© Compagnia del Lago Maggiore

Era il 22 febbraio 1979, Zacchera era partito da Boston in autobus e, facendo autostop, era riuscito ad arrivare a Mount Desert Island, lì avrebbe avuto appuntamento con l’autrice. L’isola era considerata sacra dagli Indiani Wabanaki che vi si recavano occasionalmente per la pesca, le cerimonie e per cogliere particolari specie di piante. Un luogo freddo, ventilato e spesso  soggetto a tempeste, tuttavia ideale per praticare la vela durante l’estate. Nell’inverno, invece, la neve ricopriva le punte degli alberi, l’oceano si calmava e sovente ghiacciava creando dei piccoli iceberg  che fluttuavano nei pressi della riva, regalando paesaggi che ricordavano quelli del pittore romantico David Caspar Friedrich.

La casa era poco luminosa, con stanze piccole ma con tutte le porte aperte, quasi a creare un unico spazio di condivisione e comunicazione, un tutt’uno tra studio, cucina e salotto. Su una grande poltrona era seduta Marguerite de Crayencour – vero cognome della scrittrice – pronta a indagare la vita del giovane, la sua dimora in Italia, i suoi viaggi e soprattutto le piante che si accingeva a coltivare. La conversazione tra i due, la prima, si indirizzò – seguendo un percorso quasi obbligato per i due cultori della natura – verso il comportamento imprudente dell’uomo circa la conservazione del pianeta e l’assoluta necessità, per la salvaguardia del mondo, di ritrovare da parte di tutti un profondo rispetto della vita,  in tutte le sue forme, simile a quella che prestavano gli Indiani per la Terra. Il camino della casa era spento, ma pronto per essere acceso, la regola – tacita – era quella di aspettare che facesse ben freddo per accenderlo, così da poter consumare il meno possibile e almeno la metà di quello che si aveva a disposizione: questa la preoccupazione e il tentativo quotidiano di Marguerite Yourcenar.

Sin dall’inizio comune era la sensibilità tra loro, come se a legarli fosse il fascino per l’essere della natura, gioco infinito della creatività in cui il continuo divenire della forma si pone strumento capace di studiare l’interiorità umana.

Al ritorno da quel viaggio negli Stati Uniti, dopo l’incontro con una delle più grandi esponenti della letteratura novecentesca, nonché pioniera di un nuovo rapporto con la natura, Zacchera non aveva più dubbi e, tornato in Italia, inizia a lavorare per dare forma al suo sogno.

Compagnia del Lago Maggiore è il nome dell’azienda floricola avviata dall’italiano viaggiatore, oggi sviluppata su trenta ettari con clienti nazionali ed internazionali committenti da Germania, Svizzera, Turchia e Inghilterra. La varietà di cui Paolo Zacchera cominciò a occuparsi riguardava camelie e azalee, autoctone e capaci di adattarsi ai climi temperati del Nord d’Italia, via via estesasi oggi sino alla coltivazione di arbusti ornamentali da fiore, sempre più richiesti dai giardinieri e nei paesaggi europei.

«Prima di creare un giardino – racconta Zacchera – c’è un momento più intimo che viene dalla scoperta di piccoli particolari della vita delle piante e più estesamente dalla natura. Credo ogni giorno di scoprire e vedere qualcosa di nuovo pur lavorando quasi di corsa per tutto il giorno… sorprese come vedere una pianta spezzata che risorge mentre per gli altri è, apparentemente, solo una pianta da buttare via ne è un esempio».

© Compagnia del Lago Maggiore

Manifesto della creatività del suo fondatore è poi la grande piantagione di tè, la prima in Italia, situata in Val d’Ossola, non lontano dalle rive del lago Maggiore e ai piedi delle Alpi.     

Forte il contrasto così come l’audacia di intraprendere e coltivare una specie di cui non si aveva precedente testimonianza in Italia. L’impianto sperimentale è stato avviato interrando cinquemila piante. In due anni è arrivato a trentamila le quali, disposte a filare, permettono la lavorazione per grandi produzioni. Se all’inizio la raccolta si limitava alle gemme, oggi anche la foglia tenera, ma già un po’ coriacea, è lavorata da apparecchiature acquistate in Giappone. Come ogni progetto imprenditoriale di successo, prima del suo avvio, sono stati condotti alcuni viaggi in Giappone i quali hanno permesso di apprendere la coltivazione e la produzione del tè, notoriamente proveniente da Sri Lanka, India, Giappone o Cina, ma oggi anche made in Italy. Ciò è stato possibile grazie alle caratteristiche del parco della Val Grande, dove si trova la piantagione. Qui l’acqua, priva di sali e calcari, scende direttamente dalle montagne e i suoli sono rimasti incontaminati essendo stati adibiti per secoli a prato e pascolo, lontano da abitazioni e stabilimenti industriali, condizioni che permettono benefici effetti per le piante.

Il giardino è un leitmotiv costante nella letteratura: sin dalla creazione dell’uomo, Adamo ed Eva si vedono collocati in un luogo frutto di un genius loci che Goethe studierà per tutta la sua vita. Forse l’esigenza di spiritualità spiega l’interesse della cultura più sensibile a rifugiarsi lontano dalle contraddizioni della città per poter interrogare l’innocenza della natura da vicino e far sì che il giardinaggio non sia solo tecnica, ma anche poesia. A ciò pensava Paolo Zacchera quando, abitando nella campagna, studiando e lavorando all’aria aperta, in continuo dialogo con la Terra, gli parve la vita ideale, simile a quella trascorsa dagli scrittori latini. Fu così che decise di consacrare la sua carriera al lavoro di orticoltore e forse è proprio questo uno dei motivi che attirò l’attenzione di una donna acuta e colta, nonché scrittrice di fama internazionale, come Marguerite Yourcenar. Anche quest’ultima, peraltro, si era affidata alla contemplazione della vita vegetale componendo un libro dal titolo “Écrit dans un jardin”, frutto di una meditazione poetica e filosofica del verde.

© Compagnia del Lago Maggiore

Un fil rouge unisce J.W. Goethe, Zacchera e la Yourcenar: tutti, affascinati dalla calma e dall’autenticità del giardino, vi hanno trascorso il loro tempo. Ciò ha permesso loro di imparare dalla natura, maestra di vita, la pazienza e la costanza, insieme alla speranza di una continua rinascita che fa del giardino un’opera d’arte.

Francesca Olivi

Redattrice

Classe ’97, Francesca è venuta al mondo nella ridente precollina torinese da cui cerca di darsela a gambe nella ricerca di un altrove. Ora si barcamena tra diritto, libri ed arte. Quando non studia, scrive e organizza pellegrinaggi in Francia. Potete trovarla tra le incontaminate scogliere della Bretagna o i vitigni della Borgogna, luoghi con cui alimenta i suoi grandi entusiasmi per la natura. Ostinata coltivatrice del senso della meraviglia e dell’amore per il verde, qui cerca di condividere un po’ di bellezza con gli altri. E tanto le piace.

Anna Di Perna

Illustratrice

Illustratrice, classe 1995. Diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, decide di intraprendere la strada dell’illustrazione, sua grande passione. Le sue illustrazioni sono incentrate sull’introspezione, sulla poeticità dell’ordinario e sulla delicatezza dei gesti.

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