Dentro al vecchio nuovissimo Orto del Redentore
Venice Garden Foundation recupera il giardino alimentare del convento
Parole di Ilaria Torresan | Novembre 2025
©Foto di Francesco Neri
Nel 1453 il doge Francesco Foscari scelse di erigere il suo palazzo “in volta del Canal”, considerata una delle posizioni più privilegiate di Venezia. Significa che Ca’ Foscari sorge nello slargo più grande del Canal Grande. Dal suo piano nobile, infatti, è possibile godere della vista dei due ponti più iconici: a sinistra il marmoreo ponte di Rialto, a destra il ponte ligneo dell’Accademia. Nonostante sia una vista di notevole bellezza, non credo sia la volta del Canal il migliore scorcio sulla città. Penso invece che le viste più affascinanti siano quelle affacciate sulla laguna, dove la sponda si trova più lontana, e difficilmente si vedono dei palazzi. Più facilmente ci sono piante, a volte delle erbacce, spesso arbusti poco curati. E tanta acqua salmastra tutta attorno.
Nell’isola della Giudecca, c’è un punto dal quale è possibile godere di una vista simile: basta prendere il vaporetto, scendere alla fermata del Redentore, costeggiare la chiesa palladiana omonima e raggiungere il portone in fondo alla calle. Qui c’è l’entrata del Convento dei frati Minori Cappuccini, che nel 2021 hanno affidato il complesso a Venice Garden Foundation.
©Foto di Francesco Neri
«La collaborazione è iniziata nel dicembre del 2019, quando avevamo appena inaugurato i Giardini Reali», racconta Adele Re Rebaudengo, la presidente di Venice Garden Foundation. «Ho suonato al campanello del convento chiedendo se davano in concessione alla nostra fondazione il loro orto-giardino. Di lì è iniziata questa collaborazione, che riteniamo importantissima. Abbiamo improntato e costruito un rapporto di scambio profondo, dove si parla non solo di questioni pratiche, ma anche di valori. Il bene era e resta di proprietà dei frati. Per tutto il tempo in cui gestiremo, cureremo e conserveremo il bene, noi saremo loro ospiti».
La fondazione che prima ha restaurato e reso possibile l’accesso ai Giardini Reali in Piazza San Marco, dallo scorso anno si è impegnata in un processo analogo con il Convento del Redentore, alla Giudecca. Ciò che accomuna le due aree verdi è lo status di beni culturali, entrambi sono dunque parte del patrimonio cittadino non solo per il loro rilievo botanico, ma anche architettonico.
«Ai Giardini Reali abbiamo il padiglione del caffè di Lorenzo Santi, costruito tra il 1816 e il 1818, mentre nell’Orto Giardino e Chiesa del Redentore abbiamo le antiche officine, una piccola serra, le cappelle di meditazione. Tutti elementi che fanno parte del nucleo che ci è stato affidato. Il nostro primo obiettivo per questi spazi è il restauro».
©Foto di Francesco Neri
Quando si va ad intervenire in complessi di questa portata storica è impossibile non fare i conti con il passato. Nel caso dell’Orto Giardino del Redentore si è scelto di adottare un restauro filologico, basato su accurate ricerche scientifiche, per poter svolgere i lavori nel rispetto delle funzioni del luogo.
«Purtroppo negli ultimi anni, sia in seguito all’acqua alta del 2019, sia per una minore presenza e quindi attività dei religiosi, le tracce dell’orto-giardino erano quasi state cancellate, quindi per il recupero ci siamo affidati a ricerche d’archivio e documenti storici. Per esempio, grazie alla pianta di Giovanni Merlo, del 1696, abbiamo scoperto che al centro dell’area c’era un pergolato a forma di croce, come spesso accade negli giardini dei conventi dell’ordine dei cappuccini. Quindi abbiamo ricostruito un pergolato a forma di doppia croce».
Alessandra Raso è l’architetto al quale è stato affidato il restauro architettonico del plesso: è lei che spiega a Interno Verde Mag come la planimetria a croce fosse legata alla funzione alimentare che i frati attribuivano al giardino. Lo spazio veniva diviso in quattro aree, destinate a diverse coltivazioni:
«Abbiamo innanzitutto ricostruito l’uliveto, il frutteto, i quadrati degli orti e l’apiario, per perpetuare il concetto del sostentamento: naturalmente i prodotti dell’orto venivano serviti sulla tavola dei frati stessi e per la carità ai poveri. Poi in vari appezzamenti ritroviamo le erbe officinali, che servivano per curare gli ammalati: qui infatti funzionava un’antica farmacia. Infine ci sono fiori, che noi abbiamo riproposto in varie parti. Un tempo servivano per ornare gli altari, oggi servono per il nutrimento delle api».
©Foto di Francesco Neri
L’equilibrio instaurato tra le varie coltivazioni del giardino è stato reso possibile dall’intervento del celebre paesaggista italiano Paolo Pejrone, che già aveva lavorato con Venice Garden Foundation per la messa a nuovo dei Giardini Reali. Qui Pejrone ha recuperato le coltivazioni già esistenti e le ha integrate con delle nuove, incrementando dunque la biodiversità. Per mantenere il giardino vivo e sano è richiesta una cura costante, che favorisca la crescita e la prosperità. I lavori di manutenzione sono stati quindi affidati ad un giardiniere di eccellenza, Edoardo Bodi.
«Il giardiniere è una figura che per troppo tempo è stata considerata residuale, non fondamentale, invece è indispensabile e sostanziale. É importante che sia formato non solo in ambito botanico ma anche nell’anima, dove ci sono vari elementi come la musica, la letteratura, la poesia, la filosofia. Nel passato i giardinieri hanno reso possibili i grandi giardini all’italiana, quelli della tradizione francese, oppure quelli inglesi. È un ruolo che meriterebbe di essere riscoperto e portato nelle fasce alte delle professioni. Nelle attività di manutenzione per noi è molto rilevante la formazione, e quindi i nostri giovani giardinieri vengono formati dal capo giardiniere».
Analogamente a tante aree verdi nel suolo italiano, anche questo intervento è stato pianificato e si realizza grazie ai fondi del PNRR. Per ricevere i finanziamenti europei, è necessario che il progetto si impegni per ottimizzare la sostenibilità dello spazio: «abbiamo cercato di tenere tutti gli elementi materici nell’orto. Per esempio abbiamo trovato molti masegni, che abbiamo recuperato in vari modi: sia come pavimentazione, sia come cordoli per i quadrati degli orti». Il masegno, per chi non fosse pratico di dialetto veneto, è letteralmente un macigno, un blocco di pietra, spesso utilizzato nella pavimentazione esterna.
©Foto di Cynthia Giard Préfontaine
Oltre al riuso, è stato fatto anche un significativo intervento di gestione idraulica: l’irrigazione non attinge dall’acquedotto ma da una falda scavata sotto un pozzo di 120 metri, collegata a delle cisterne di stoccaggio. Le stesse cisterne servono anche a raccogliere l’acqua piovana, che grazie ad un sistema di grondaie viene recuperata e utilizzata. Infine, è stato provveduto anche un sistema di compostaggio, dove gli scarti organici diventano humus per il terreno. L’acqua e il compost raccolto in loco diventano nutrimento fondamentale per il terreno.
Tra i propositi di Venice Garden Foundation c’è anche l’educazione, per questo si impegna nello sviluppo e nell’applicazione di studi mirati alla gestione sostenibile dei beni paesaggistici. Avvalorandosi della collaborazione di artisti, autori e ricercatori, promuove il rispetto all’ambiente e sostiene le pubblicazioni che riguardano questo tema con due premi: il Campiello Natura, rivolto alla narrativa italiana, il Giovani Lettori, per le pubblicazioni destinate ai più piccoli. Concluso da poco, il concorso Giovani Lettori si avvale del parere di un comitato scolastico, a cui partecipano gli alunni di varie scuole primarie. La sezione narrativa e saggistica per bambini tra i 6 e gli 8 anni nel 2025 è stata vinta da L’uomo con il cappotto verde di Davide Calì e Irene Penazzi, pubblicato da Lapis Edizioni. La sezione 9-11 anni ha assegnato due premi ex equo: i vincitori sono Wildoak. Il leopardo nella foresta, di Christina C. Harrington, pubblicato da Il Castoro, e Il Tasso e la Bambina di Chiara Grasso e Irene Penazzi, pubblicato da Aboca Edizioni.
«Questo premio, rivolto ad autori, illustratori, editori e in primis ai piccoli lettori, è il frutto della dedizione profusa dalla nostra fondazione e dai suoi sostenitori, nella convinzione che l’incontro con “libri di saggezza” in giovane età possa affinare e ingentilire la facoltà di ascoltare e rispondere all’appello alla nostra coscienza levato dalla natura, di darle voce e diffonderne il messaggio di speranza e bellezza».
Nelle parole di Adele Re Rebaudengo è chiara la volontà di dare ai beni di Venice Garden Foundation un valore sociale e comunitario, così come di renderli luoghi che permettano alla comunità di trovare una dimensione spirituale e introspettiva, a contatto con le piante, i fiori, la biodiversità, anche in un contesto urbano affollato come quello di Venezia.
«Il pensiero che le persone possano avere dei luoghi di riferimento dove andare a camminare, a passeggiare, a meditare, a ritrovarsi… per noi ha una valenza importantissima. Vogliamo offrire dei luoghi dove non solo ci siano delle possibilità di svago, ma anche momenti di profondità. Noi pensiamo che questa sia una delle vie per raggiungere la spiritualità, un maggiore equilibrio con sé stessi e col mondo che ci circonda. Spesso pensiamo che la natura sia uno dei tanti elementi a disposizione per il nostro piacere, ma non è così».
Percorrendo il viale che separa verticalmente le aree del giardino, passate le antiche officine, si raggiunge un altro piccolo lembo di terra, per lo più coperto di erba, con un paio di alberi da frutto. Una panchina invita a sedersi e contemplare un affaccio sulla laguna mozzafiato; il sole si riflette sull’acqua, facendola brillare, mossa ogni tanto da qualche barca che passa. La passeggiata nell’orto richiama al silenzio, e il panorama porta ad esprimersi dolcemente, misurando le parole da dire e le pause, per riflettere su ciò che è stato detto, senza il rischio delle interruzioni rumorose della città.
©Foto di Francesco Neri
Ilaria Torresan
Redattrice
Appassionata di arte, architettura, design, musica e cinema, crede nel valore sociale della cultura, specie quando si tratta di preservazione ambientale. Non ha il pollice verde, ma ama i fiori e le piante di suo papà. Nel tempo libero parla ai microfoni.

