A spasso nella Roma Giardiniera
In gita al festival del verde, nell’Orto Botanico della capitale
Parole e immagini di Angela Di Perna | Illustrazioni di Anna Di Perna | Dicembre 2025
Tra i vicoli di trastevere, anche di domenica mattina, c’è confusione: macchine innervosite, scooter che svicolano, turisti lenti e incerti, monopattini veloci e rumorosi sulla superficie di sanpietrini sconnessi su cui rotolano. Quando da via della Lungara, circondata da palazzi antichi e compatti, svolto a sinistra e in fondo scorgo l’Orto Botanico di Roma, la macchia verde che vedo è una sorpresa e anche un po’ un sollievo: una foresta che si arrampica su una collina, ogni chioma che la compone diversa dalla sua vicina, un po’ fuori posto per il centro di Roma.
Cammino verso questo cuore verde, il cuore di una Roma intima e inaspettata, fatta di giardini, cortili, orti urbani, terrazzi e parchi, in cui la natura entra nelle case, si intreccia con la vita e con la cultura, diventa parte del quotidiano. Questa è la Roma del festival Roma Giardiniera che ha portato all’Orto Botanico di Roma, il 18 e 19 ottobre 2025, vivaisti, giornalisti, collezionisti, artisti e amanti delle piante, che si incontrano per condividere i loro saperi e le loro esperienze.
Nonostante sia ottobre, la luce è ancora calda e soffusa, il sole è luminoso e la temperatura mite. Dopo aver varcato i cancelli dell’Orto Botanico, “Roma Giardiniera” è un viale fiancheggiato di gazebo bianchi. Sotto i gazebo: banchetti pieni di bulbi, fiori colorati che ancora devono nascere; piante dalle forme strane, con calici lunghi verdi screziati di viola, che servono a intrappolare gli insetti di cui si nutrono. C’è una piccola mostra di ortaggi curiosi: cetrioli tondi, con delle escrescenze simili a quelle strane palline di plastica che si usano per massaggiare la pianta dei piedi; altri sono lunghi e ritorti, come serpenti pronti a mordere. Ci sono piante con foglie che sembrano tentacoli, appese, crescono a testa in giù, come meduse, sono le piante aeree. Due persone, con giacche leggere e qualche depliant in mano, si fermano a leggere i cartelli che raccontano ciascuna delle piante protagoniste di un’altra esposizione, quella delle piante officinali. Chiacchierano con il vivaista che si dedica solo a loro e con un sorriso racconta i segreti delle sue piante dall’aspetto non particolarmente curioso, ma che nasconde proprietà e poteri curativi.
Mentre mi perdo a osservare tutto quello che c’è, un boato mi fa saltare sul posto. A mezzogiorno il cannone del Gianicolo, come di consueto, spara un colpo a salve. Nonostante io viva in questa città da sempre, il boato mi fa saltare in aria. Ma per fortuna, perché così mi accorgo che devo correre da Federica Cane della Scuola del Verde, con cui avevo appuntamento, per il suo incontro “Nature Therapy”.
Federica, che per lavoro cerca di mettere in contatto le persone in situazione di fragilità con il mondo vegetale, offrendo attività riabilitative a persone ospedalizzate o con fragilità psichica, ci guida in una conversazione per capire il nostro rapporto con le piante. Ci aiuta a osservare i preconcetti che abbiamo verso di loro. Condividendo con lei le mie esperienze di coltivazione più o meno di successo, mi ricorda che noi e le piante non veniamo da mondi diversi. Mi invita a provare a instaurare un rapporto con la natura che puo’ diventare speciale, a tratti simbiotico, fatto di sorprese e delusioni, e che ci porta a riflessioni che vanno ben oltre quello che ci aspettavamo. Dopo l’incontro, ho voglia di tornare a casa a osservare e curare i vasi che tengo nel mio appartamento.
Più tardi, al workshop di “Piante Innovative” di Paolo Gullino scopro varietà curiose, particolari ed esotiche degli ortaggi che mangiamo. Piante imprevedibili, come la varietà di basilico che odora di peperone. Piante innovative, perché sono antiche ma guardano al futuro, come lo spinacio che cresce in verticale e si può coltivare anche sul balconcino di un monolocale. Paolo tira fuori dalla tasca un frutto verde piccolo quanto una pallina da golf: è il melone selvatico. Ci spiega che, a partire da lì, sono state le persone nei secoli, studiando e sperimentando, anzi è stata proprio la collaborazione tra l’uomo e la natura a offrire una immensa varietà di frutti e piante da mangiare. Così, dal melone selvatico, oggi esistono il melone tigre e il melone rospo, buoni e profumati, e l’anguria luna e stelle, bellissima, con una buccia verde intenso costellata di puntini gialli.
Camminando mi allontano verso le pendici del Gianicolo, che risalgo fino ad arrivare al giardino giapponese ai confini dell’Orto Botanico. Sono circondata da un bosco ancora soprattutto verde. Solo alcuni piccoli aceri sono già arrossati. Dopo aver superato la pagoda, dove tante persone si fermano a riposare e a godersi l’atmosfera, costeggio una cascatella di rocce che si allarga sopra un piccolo stagno. Passeggio nel vialetto su cui c’è un continuo viavai, circondata da arbusti e alberelli, le foglie che tranquille vivono con il loro tempo questo cambio di stagione che tarda ad arrivare. Salgo su un ponte, supero il ruscello che lascia fluire giù l’acqua lungo il colle. Una ragazza si fa fotografare, sorride circondata dalle fronde degli aceri. Mi guardo intorno e da qui, prima di tornarci dentro, vedo Roma, con i suoi tetti chiari, ammassati, con le cupole e i monumenti riconoscibili anche da lontano, una cartolina circondata dalle fronde degli aceri. La città è tutta intrecciata con le sue piante.
Angela Di Perna
Redattrice
Romana di prima generazione, ho studiato economia e scienze sociali e lavoro con i dati ma il mio sguardo è rivolto alle persone e alle loro interazioni. Amo i romanzi, il gelato, il jazz e tutte le forme d’arte che ci permettono di comunicare. Sono una tipica cittadina con tanti hobby e l’agenda serrata, ma torno all’intelligenza delle piante – che siano in vaso o in un bosco – ogni volta che posso.
Anna Di Perna
Illustratrice
Illustratrice, classe 1995. Diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, decide di intraprendere la strada dell’illustrazione, sua grande passione. Le sue illustrazioni sono incentrate sull’introspezione, sulla poeticità dell’ordinario e sulla delicatezza dei gesti.



