“Flowers” a Roma, tra petali e pennellate

La storia culturale dei fiori in mostra al Chiostro del Bramante

Parole di Giorgia Sartoni | Immagini di Giovanni De Angelis | Agosto 2025

Nel cuore di Roma, tra i suoi iconici sanpietrini e le tinte lapidee degli scorci urbani, si trova un ricco giardino segreto, composto in realtà da più giardini e tantissime varietà di fiori. Si tratta di “Flowers. Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale”, una mostra prodotta e organizzata da DART in collaborazione con la Kunsthalle Munich, curata da Roger Diederen e Franziska Stöhr, nel Chiostro del Bramante.

In un susseguirsi di spazi-giardini in cui i protagonisti sono i fiori con le loro cromie, forme e profumi, il pubblico viene accompagnato a scoprire e riflettere su questo mondo poetico che da sempre si è intrecciato con la produzione artistica, quale simbolo, rappresentazione e metafora dell’uomo e della sua esistenza. 

Si tratta di un vero e proprio viaggio immersivo dall’inizio alla fine, ed  è proprio dalla fine che vorremmo raccontarlo. Partiamo dall’ultima sala, in cui capeggia l’installazione in movimento Meadow dello Studio Drift, formato da Lonneke Gordijn e Ralph Nauta. Alluminio, acciaio e tessuto, insieme ad un sistema robotico, creano dei fiori danzanti, che si aprono e si chiudono a ritmo di musica. Il visitatore, comodamente disteso sulla seduta centrale posta sotto la composizione, può ammirare i movimenti colorati e vibranti, la coreografia delicata di questa natura reinventata che simula il fenomeno della nastia, ovvero il chiudersi dei petali di notte per proteggere il fiore. A guardare questo spettacolo sembra di entrare dentro a “Fantasia”, il magico cartone animato di Walt Disney, realizzato nel lontano 1940. Ve li ricordate quei sottilissimi tutù balzanti ai fianchi degli ippopotami o le piume svolazzanti degli struzzi che danzano sulle punte? É la perfetta conclusione di un percorso che accoglie fiori provenienti dal passato, dal presente e dal futuro, fatti di petali, pennellate, ceramica, algoritmi.

«Nella letteratura e nelle arti visive, c’è una preferenza per due tipi di piante: le piante fiorite e gli alberi, perché hanno una forma antropomorfa. Questo li rende “piante carismatiche”». Così scrive Isabel Kranz, studiosa del rapporto tra letteratura e botanica, nel catalogo della mostra. Proprio attorno a questo focus si sviluppa il progetto espositivo, che desidera tracciare un racconto del ruolo che hanno avuto – e hanno – i fiori nell’evoluzione della storia e della società umana. Grazie anche agli approfondimenti dell’audioguida, interpretata dall’attore Alessandro Preziosi, il visitatore è accompagnato in una riflessione sensibile e sincera sulla relazione dell’umano e dell’umanità con i fiori, e per estensione con la natura. Si chiede e chiede all’ascoltatore la voce di Preziosi: «posso davvero vivere in armonia con il mondo naturale o lo trasformerò sempre in qualcosa di altro, qualcosa di controllato?».

Nel nostro presente, in quest’epoca in cui il mondo naturale è così sconvolto dalle azioni umane, la mostra porta ad imbattersi nei paradossi e nei contrasti della relazione uomo-natura, di quel legame ancestrale ed indissolubile ma, allo stesso tempo, fatto di sopraffazione e distruzione. L’arte classica e rinascimentale dialoga con lavori più moderni, in cui la tecnologia si fa mezzo, interlocutore e oggetto dell’analisi. È realmente uno strumento utile e di sostegno per la natura? Dove si traccia il limite dell’annullamento, della sostituzione asettica della tecnologia ai sistemi naturali? L’opera Honeycomb head of the Emperor Hadrian, insieme alle serie Too close to notice e Extra-Natural, portano a galla, ognuna in maniera diversa, queste considerazioni. 

Honeycomb head of the Emperor Hadrian è un’installazione frutto della collaborazione di più mani e menti. Il designer Tomáš Libertíny ha sviluppato, a partire dalla statua del II secolo. dell’imperatore Adriano, un modello reticolare della testa della scultura. Con il supporto dell’apicoltore Rafi Nir e Dudi Mevorah, la struttura in poliammide è stata posta sopra un alveare nel Billy Rose Art Garden, all’Israel Museum di Gerusalemme. Mezzo milione di api – «artigiani che ogni giorno danzano tra petali e nettare», così vengono definite – hanno ricoperto di cera questo modello reticolare, dando forma ad un’opera vivente che è un omaggio alla natura e alla storia.

Se nella precedente opera la tecnologia e la natura hanno collaborato insieme per produrre un esempio armonioso di arte sostenibile, nelle tre stampe tratte dalla serie Too Close To Notice di Maren Jeleff e Klaus Pichler la tecnologia si fa strumento per rendere visibile l’invisibile. Ingrandito 100 volte con un microscopio elettronico a scansione, il tulipano mostra le alterazioni dovute ad un fungo patogeno che si diffonde attraverso il suo commercio. Una denuncia, o per lo meno una presa di coscienza, nei confronti di quella ricerca di bellezza e piacere che avanza senza alcuna consapevolezza delle conseguenze che può generare. Non è forse un caso che gli artisti abbiano scelto proprio questo fiore che già in passato era stato al centro di un commercio “degenere” durante la famosa Bolla dei tulipani, la prima bolla speculativa della storia esplosa nell’Olanda del Seicento.

Infine, l’installazione Extra-Natural di Miguel Chevalier ribalta completamente questo rapporto di collaborazione tra tecnologia e natura, spostandolo tutto a favore della prima rispetto alla seconda. Un giardino inventato, controllato, che risponde ai nostri desideri – l’antica e instancabile ambizione dell’uomo di dominare la natura. Un gioco divertente, con cui il visitatore è invitato ad interagire. Pareti di fiori sgargianti che, gestiti da algoritmi, reagiscono al movimento di chi ci sta di fronte: si piegano, scompaiono e riappaiono. Ma in questo luogo ammaliante mancano gli odori, le api, le gocce di rugiada e la terra. Ce lo ricorda l’audioguida: «nessun algoritmo può replicare il ritmo di vita che batte in un fiore reale».

Queste sono solo alcune delle oltre 90 opere esposte in mostra, provenienti da 10 diversi Paesi del mondo grazie alla collaborazione del Chiostro del Bramante con istituzioni prestigiose, e suddivise lungo il percorso espositivo in diversi approfondimenti sempre in continuità e dialogo tra loro: ecologia, mitologia e religioni, wunderkammer e politica. Una stanza dopo l’altra, un giardino dopo l’altro, si scopre il mondo dei fiori e il linguaggio floreale che l’arte ha creato e utilizzato. Tra bellezza e distruzione, potere e ribellione, forza e fragilità, speranza e disillusione, le opere esposte rivelano quanto i fiori ci possano parlare della nostra storia, delle nostre società, di noi stessi e delle scelte che vogliamo compiere per il nostro futuro.

Uscendo con ancora addosso i colori, gli odori e i pensieri che vi hanno infuso tutti i fiori presenti, vi sembrerà davvero di aver attraversato i giardini di tempi e spazi diversi ma eterni. «In un mondo che sembra così effimero, la meraviglia è l’unica cosa che sembra davvero durare».

Tutte le informazioni sulla mostra “Flowers. Dal Rinascimento all’intelligenza artificiale” si trovano al sito ufficiale: www.chiostrodelbramante.it

Giorgia Sartoni

Redattrice – Tutti gli articoli

Contadina amatoriale, apprendista organizzatrice culturale, fervente paladina della bellezza e dell’armonia. Il suo cuore si divide tra cultura e coltura, alla ricerca della giusta strada per farle coesistere nella sua vita.

Crede fortemente nell’arte – dal teatro al cinema, dalla fotografia alla danza – e per lei è una missione parlarne e promuoverla per la crescita e lo sviluppo sostenibile della società. Nel 2022 ha co-fondato a Ravenna l’associazione CocciRotti per dare spazio alla creatività giovanile.

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