L’Orto Giardino, dove la terra incontra l’impresa
Rigenerazione del paesaggio industriale a Fontanellato, tra agricoltura e design
Parole di Debora Vitulano | Novembre 2025
Fontanellato, provincia di Parma. Sulla soglia di un paesaggio agricolo che da secoli racconta la storia di una terra coltivata con rispetto e tenacia, prende forma un luogo che parla di futuro. Non solo produttività e ricerca: il nuovo Innovation Center del Consorzio Casalasco del Pomodoro si affaccia su un Orto Giardino pensato per nutrire occhi, mani e pensieri.
La riqualificazione dell’area industriale, affidata allo studio Gazza-Massera, ha coinvolto anche gli spazi esterni. Ma l’idea del giardino, così com’è oggi, non era prevista in partenza. «Inizialmente non c’era questa esigenza, è venuta strada facendo, perché la storia e il contesto lo richiedevano quasi naturalmente», spiega Manuela Cozzi, l’architetto di Francesco Asti Studio che, in sinergia con Vivai Tagliavini, si è impegnata nel restyling. É lei ad accompagnare Interno Verde Mag alla scoperta di questa neonata oasi aziendale, inaugurata pochi giorni fa, il 13 novembre.
Il Consorzio, da oltre quarant’anni attivo lungo tutta la filiera del pomodoro, sta vivendo una nuova stagione, con l’arrivo della produzione di basilico e la collaborazione con grandi marchi come Barilla: «è un luogo di rappresentanza, certo, ma anche da vivere, dove si può uscire a incontrarsi, camminare tra le piante».
La forma del paesaggio: tra orto e giardino
L’intervento si muove come un solco nella terra, concreto, lineare, fertile. «Abbiamo immaginato questo spazio come un terreno da coltivare, con tutte le suggestioni che questo comporta. I colori, le texture, i profumi». Insieme a Vivai Tagliavini, lo studio ha disegnato un paesaggio nuovo eppure familiare, dove ogni elemento è pensato per risuonare con le radici del territorio. I percorsi in granulato naturale stabilizzato attraversano il giardino come sentieri di campagna, conducendo a spazi lounge, orti, zone d’ombra e una serra che ospiterà degli eventi: «abbiamo scelto materiali drenanti, sostenibili, piacevoli alla vista. Un modo per mantenere un dialogo coerente con l’ambiente». Al posto dell’asfalto ora ci sono terra, verde e acqua. Una trasformazione radicale, quasi simbolica.
Lungo il perimetro, siepi di alloro e filari di lecci schermano il sito produttivo. Più all’interno, ulivi, melograni e pergolati con rampicanti definiscono gli accessi. Le graminacee e le perenni movimentano i bordi, mentre una duna fiorita introduce alla parte più intima: «abbiamo scelto anche specie mediterranee, perché il legame con la terra è visivo e culturale, non solo ecologico. E abbiamo lasciato che il giardino evolvesse nel tempo, seguendo le intuizioni del momento».
Coltivare la bellezza, anche al lavoro
Fulcro narrativo e visivo dell’intervento è la serra. Inizialmente pensata per scopi produttivi, è diventata anche uno spazio conviviale: «ci hanno detto di volerci fare degli eventi e troviamo che sia un’idea azzeccata. La serra dialoga con la vasca d’acqua che le sta davanti, uno specchio non profondo che richiama le pozze di campagna. Riflette, amplifica, racconta».
L’orto è reale, tangibile. I dipendenti possono raccogliere timo, salvia, rosmarino, santoreggia. In estate, il pomodoro; d’inverno, le brassicacee: «Non è un orto decorativo. È produttivo, cambia con le stagioni, racconta una ciclicità. È un piccolo ma importante segnale».
E per chi lavora ogni giorno in questo contesto, il cambiamento è sensibile: «prima c’era solo asfalto. Ora c’è un piccolo ecosistema che respira e che fa respirare anche chi lo vive». La presenza di arredi leggeri, panchine, zone ombreggiate sotto pergolati rende lo spazio utilizzabile in diversi momenti della giornata, anche solo per una pausa caffè o una telefonata al sole: «a volte basta questo per cambiare l’umore di chi lavora. Poter uscire e camminare tra piante aromatiche che profumano l’aria è un’esperienza sensoriale che spezza la routine e riconnette a qualcosa di più essenziale».
Educare lo sguardo al paesaggio
«La bellezza dell’abitare la terra e di prendersene cura diventa opera d’arte ma anche atto educativo che avvicina le persone più distratte alla bellezza». È questo, forse, il cuore dell’Orto Giardino: uno sguardo nuovo sul paesaggio agricolo, che cessa di essere sfondo e diventa protagonista: «C’è bisogno di educare lo sguardo. Il paesaggio rurale ha un valore enorme, ma non sempre viene riconosciuto. Qui abbiamo cercato di restituire dignità a un contesto produttivo, facendolo diventare anche un luogo di bellezza».
In un’epoca in cui molte aziende si fermano alla facciata, questo progetto va oltre. Accoglie. Respira. Educa: «Tutte le aziende dovrebbero dedicare uno spazio al verde. È un gesto semplice, ma potente». L’Orto Giardino del Consorzio Casalasco del Pomodoro è un piccolo ecosistema. Un’oasi che è anche un biglietto da visita, che fiorisce dove prima c’era solo asfalto: «è un modello che può ispirare altri, o almeno speriamo. In zona, molte realtà produttive hanno visto questo intervento e magari nascerà in loro il desiderio di fare altrettanto. Sarebbe bellissimo».
© fotografia di Manuela Cozzi
Debora Vitulano
Redattrice
Giornalista, scrittrice, traduttrice ed editor freelance, vive a Parma. Italo-russa, è appassionata di linguistica, letteratura, musica, arte e moda. Pratica yoga, le piace viaggiare e ama la natura e gli animali.



