Se coltivo il basilico in terrazza mangio lo smog?
Consigli pratici, adatti anche ai balconi vicini al traffico
Parole di Lorenza Fraiese | Immagini di Giulia Nascimbeni | Giugno 2025
La coltivazione domestica è un’abitudine sempre più diffusa: permette alle persone di trasformare le terrazze delle proprie abitazioni in dei veri e propri orti urbani, piccoli ma sicuramente molto utili, soprattutto per quanto riguarda il risparmio. I prodotti che vengono presi maggiormente in considerazione sono le piante aromatiche, come per esempio il basilico, ingrediente chiave della tradizione gastronomica mediterranea, ma non solo. Spesso sulle terrazze si scorgono anche verdura e frutta. Ma quando si sceglie di impegnarsi in questa attività può sorgere un grande dubbio, relativo allo smog che circola nelle città: può l’inquinamento intaccare i prodotti? E se sì, come ci si può difendere? In questo articolo analizzeremo i pro e i contro di questa attività, capiremo come proteggere le nostre piante e la nostra salute.
Prima di mettere a confronto i lati positivi e negativi, apriamo una piccola parentesi sulle origini di questa pratica. L’arte della coltivazione domestica non è recente, si perde nei secoli dei secoli. Nelle città tra le classi meno agiate era normale sfruttare il poco spazio all’aperto di cui eventualmente si disponeva per arricchire la tavola. In tempi più recenti la pratica si è staccata dalla necessità di sussistenza: è diventata un utile passatempo, un piacere condiviso a prescindere dalla classe sociale. Tra le principali figure storiche che hanno approcciato come hobby la cura di pomodori e zucchine possiamo citare Eleanor Roosevelt, attivista e first lady degli USA, che piantò presso la Casa Bianca il primo orto presidenziale.
Ma torniamo al nostro focus e vediamo come mai organizzare un orto in casa è così conveniente. Innanzitutto porta numerosi benefici al fisico e all’umore, perché passare del tempo all’aria aperta offre al nostro corpo una ricarica di vitamina D. La luce del sole agisce sul nostro sistema immunitario, ma non solo: fa aumentare anche il livello della serotonina, ovvero facilita il buon umore. I vantaggi più significativi però riguardano il poter mangiare frutta e verdura di stagione, cresciuta senza l’impiego di sostanze chimiche, come ad esempio concimi e pesticidi. Il kilometro 0 inoltre non fa bene solo a noi, fa bene anche al pianeta, perché riduce le emissioni.
Considerando invece gli aspetti negativi, il primo tema da affrontare è quello dell’inquinamento. Nelle città di medie dimensioni, il problema della qualità dell’aria è all’ordine del giorno; esso è principalmente causato dalla costante circolazione dei veicoli a motore, come automobili e autobus… che comportano una diffusione di sostanze. Questo induce una preoccupazione non indifferente, che porta tante persone a chiedersi se davvero ne valga la pena, soprattutto se si vive in una metropoli. La risposta a questo dubbio è… sì, ne vale la pena, applicando magari qualche accortezza.
Quando non si è in possesso di orti veri e propri, molto spesso la gente decide di sfruttare a questo scopo i balconi delle proprie abitazioni, ed è qui che la scelta dello spazio diventa fondamentale: è preferibile infatti scegliere delle aree che non siano direttamente affacciate sulla strada. Purtroppo non sempre ciò risulta possibile: but don’t panic! Le polveri sottili generalmente non si spostano per più di 50 metri dal punto di emissione, pertanto sono solite stazionare nello strato più vicino al suolo. I balconi situati nei piani alti dei palazzi o a una distanza consona dalla strada si rivelano quindi ottimali. Se la posizione non fosse abbastanza distante si possono predisporre delle barriere, che si dividono tra vive o chiuse. Le barriere cosiddette vive hanno origine naturale, solitamente sono costituite da siepi, quindi arbusti piantati a terra o in vaso, preferibilmente densi di foglie spesse, che proteggono l’area. Questa tipologia di barriera ha molti vantaggi: garantisce la circolazione dell’aria, evitando quindi la formazione di muffe, e trattiene gli elementi inquinanti all’esterno.
Le barriere chiuse invece creano un perimetro attorno all’orto, di solito sono costruite in plexiglass o in legno. Un’altra soluzione, nel caso in cui si abitasse al primo piano, vicino a una strada trafficata, sarebbe quella di riparare almeno in parte le piante con dei TNT, ossia dei teli di tessuto non tessuto, che permettono la circolazione dell’aria, filtrando le sostanze nocive. Si può anche utilizzare dei teli ombreggiati, ma prima bisogna verificare che la luce filtrata sia sufficiente.
Un’altra azione che si può svolgere, nel caso in cui la posizione non fosse delle più favorevoli, è quella di cambiare il terreno al termine di ogni ciclo di coltivazione. Questo è importante perché è proprio dal suolo che le piante sono in grado di assorbire le sostanze che viaggiano nell’aria e che si depositano sul terreno.
Per la stessa identica ragione è meglio evitare gli ortaggi a radice, come ad esempio la carota o il ravanello. La probabilità che si contaminino è più alta, dato il carattere assorbente della parte che si mangia. Via libera per gli ortaggi a frutto o a foglia che, diversamente da quello che si potrebbe pensare, sono in realtà molto sicuri. Gli inquinanti è difficile che vengano assorbiti dalle parti edibili, al massimo si possono depositare in superficie e basterà un lavaggio accurato per rimuoverli, e gustare in serenità l’esito delle cure e del paziente lavoro che gli si è dedicato.
Un’ultima accortezza: se si ha lo spazio vale la pena valutare di realizzare un orto rialzato, che oltre a consentire la circolazione dell’aria evita il ristagno dell’acqua.

Lorenza Fraiese
Redattrice
Studentessa universitaria, con una grande passione per la musica e la moda, ed un amore spropositato per i tramonti, il mare ed il buon cibo. Quando non rispondo al telefono è per tre motivi principali: o sto guidando, o sto dormendo, o sono immersa nello studio matto e disperato.

Giulia Nascimbeni
Fotografa | Art director di Interno Verde
Grafica e fotografa. Collabora con l’associazione Ilturco dal 2016, ovvero dalla prima edizione del festival dedicato ai giardini di Ferrara, è co-fondatrice della cooperativa Interno Verde, creata nel 2021 per supportare la crescita dell’evento. Se fosse una pianta sarebbe un agapanto.