Chi trova un giardiniere trova un tesoro

Tra corsi, certificati e sostenibilità: Irecoop racconta il nuovo manutentore del verde

Parole di Licia Vignotto | Illustrazione di Veronica Cosimetti | Gennaio 2025

In Italia i grandi giardini ci sono sempre stati: dal rinascimento in poi, attraversando epoche e mode. E ci sono stati anche i grandi giardinieri, professionisti capaci di coniugare competenze e gusto. É grazie al loro impegno che oggi possiamo visitare parchi storici e monumentali come Valsanzibio e Bomarzo. Esulando però da questo tipo di contesto, ovvero dal patrimonio luxury creato dalla più ricca nobiltà e della più fine borghesia, il discorso cambia: creare e mantenere un giardino diventa difficile, perché è difficile soprattutto incappare nel giusto giardiniere.

Parlando con le famiglie che aprono i loro spazi privati in occasione del festival Interno Verde, è davvero frequente ascoltare affrante lamentele. Spesso le persone assunte per questi interventi provengono da contesti che poco o nulla hanno a che fare con la cura del giardino. Magari hanno lavorato in agricoltura o in cantiere, possono avere la forza necessaria a svolgere mansioni pesanti oppure essere abituate ad utilizzare macchinari come decespugliatori e carrelli… però mancano di conoscenze botaniche, e questo porta alle sopracitate, lacrimose frustrazioni. Ho in mente varie padrone e padroni di casa che, nel giorno fatidico in cui arrivano i giardinieri, seguono personalmente il lavoro degli operai per evitare che vengano sfalciate per errore delle essenze che invece andrebbero conservate e per controllare che le potature vengano eseguite correttamente.

L’impressione è che in Italia, fino a non molto tempo fa, la figura del giardiniere sia stata un ibrido tra un manovale e un contadino, ma che ultimamente questo approccio stia cambiando. Sia perché i proprietari degli spazi sono diventati più attenti, sia perché in generale si è diffusa maggiore consapevolezza e rispetto per la natura e le sue necessità. Per capire cosa sta succedendo, come sta cambiando questo settore, Interno Verde Mag ha intervistato Gemma Pinzani di Irecoop Emilia-Romagna e Giacomo Fabbri di Alberi Sparsi, che hanno appena lanciato un corso professionale per manutentori del verde. Irecoop è un ente di formazione con una lunga storia alle spalle, attivo in Emilia-Romagna su tanti settori diversi, dall’informatica all’assistenza sociale. Alberi Sparsi è una rete di professionisti impegnati nella cura del verde ornamentale.

Partiamo dall’inizio: cosa significa manutentore del verde? È un sinonimo di giardiniere?

G.F. | Il manutentore del verde è una figura professionale che la Regione Emilia-Romagna ha formalizzato nel 2018 ha definito a livello normativo, per identificare con chiarezza un ruolo e la formazione minima che deve avere chi assume quel ruolo. Si può considerare simile, affine o uguale al giardiniere? Si e no, perché nella vita di tutti i giorni la parola giardiniere può significare di tutto, mentre in gergo tecnico giardiniere non significa nulla, perché dentro a un giardino sono richieste tantissime capacità differenti. Il manutentore del verde è una persona che sa realizzare giardini e mantenerli, curare le alberature, le siepi, gli arbusti. È anche un consulente, a cui ci si può appoggiare per chiedere consigli e indicazioni. Il corso offre una formazione di base, necessaria alla qualifica, ma di certo non esaurisce la materia. È fondamentale poi continuare a imparare, affinare le proprie conoscenze.

La storia di Irecoop Emilia-Romagna è lunga, come ente formatore siete nati nel 1979. Quando avete iniziato a inserire all’interno della vostra proposta dei corsi dedicati al verde, e perché? Li avete inseriti sulla base di un’intuizione, perché avete capito che il settore sarebbe cresciuto, oppure per pressioni esterne, vi è stato richiesto da enti pubblici o privati che avevano bisogno di personale qualificato?

G. P. | Irecoop è dal 2009 che organizza corsi su questi argomenti. Siamo un’entità diffusa a livello regionale e ogni nostra sede si è specializza in determinati settori, per incontrare le caratteristiche dei vari territori. Le sedi romagnole, quelle di Ravenna e di Faenza, hanno sempre lavorato molto sull’agroalimentare ed è stato spontaneo associare a loro anche il settore del verde. Nessuno ci ha chiesto di avviare questi corsi ma noi lavoriamo a stretto contatto con la Regione, essendo un ente accreditato. La Regione sa che se adotta determinati criteri di riconoscimento professionale – com’è successo nel 2018 per il manutentore del verde – noi saremo tra i primi enti con i quali avrà necessità di interfacciarsi. Irecoop recepisce nel dettaglio le caratteristiche stabilite dalla legge e costruisce dei corsi che possano garantire la qualifica, certificata poi dalle piattaforme regionali.

Cosa impara chi frequenta il corso di manutentore del verde? Senza pretendere ovviamente l’elenco delle discipline, delle nozioni e delle pratiche, ma sinteticamente: che tipo di approccio viene trasmesso?

G.F | L’approccio che trasmettiamo è il più etico e il più professionale possibile. Questo lavoro per molti anni è stato banalizzato, adesso per fortuna quei tempi son passati. Una volta chiunque avesse comprato una motosega poteva vendersi come giardiniere. Oggi è giustamente richiesta consapevolezza e preparazione. Le materie base che insegnamo sono botanica e arboricoltura, si va dallo studio dello sviluppo della pianta, a livello cellulare, fino alla potatura. Varie ore sono dedicate alla tecnica di progettazione e alla sperimentazione pratica. Si progetta a mano libera, si disegna il giardino, e si ha modo poi di mettere le mani nella terra, per realizzare fattivamente un’aiuola o una siepe. Il corso comprende anche due moduli speciali, che consentono di ottenere due patentini specifici, quello per utilizzare le piattaforme elevabili e per utilizzare la motosega. Il primo è obbligatorio per noleggiare un mezzo. Il secondo non è obbligatorio ma ci è sembrato comunque fondamentale da inserire in un percorso di formazione. La motosega è uno strumento pericoloso ed è importante che le persone sappiano usarla con la massima precauzione. Alcune ore vengono dedicate anche agli impianti di irrigazione, ma su questo tema offriamo giusto un’infarinatura: nel 2024 è meglio progettare giardini a secco o con bassa esigenza idrica, per un discorso di coerenza rispetto a ciò che succede all’ambiente in cui viviamo. Cerchiamo di sensibilizzare i partecipanti anche sul tema della sostenibilità. L’esperienza comprende anche un periodo di pratica in vivaio, che è importantissima per capire che piante scegliere quando si progetta, e che piante acquistare quando poi si va a realizzare il progetto. Bisogna imparare le caratteristiche delle specie per sapere riconoscere gli esemplari sani e gli esemplari con difetti.

Quali sono le persone che oggi si interessano maggiormente a questo tipo di percorso professionale? Che età hanno, da che tipo di scuole o esperienze pregresse provengono, che aspettative hanno?

G. P. | Ti porto l’esperienza del corso dell’anno scorso, quando era appena uscita la nuova normativa. Le persone che hanno partecipato al corso erano già nel settore, avevano già sperimentato il lavoro ma avevano bisogno di una qualifica per aprire la propria partita iva, per specializzarsi o per entrare in determinati contesti. Il livello di conoscenze pregresse era mediamente alto, non si partiva da zero. Quest’anno è già diverso. Da quando abbiamo lanciato la promozione ci hanno chiamato tante persone giovani che hanno appena finito la scuola, o che iniziano ad affacciarsi al mondo del lavoro. Alberi Sparsi ha un approccio particolarmente attento alla sostenibilità e questo credo abbia reso particolarmente interessante la proposta, soprattutto tra le nuove generazioni, che hanno maturato determinati valori e vogliono portarli avanti anche attraverso la professione, lavorando con l’ambiente, per l’ambiente.

G. F. | L’anno scorso abbiamo avuto una grande partecipazione: le persone aspettavano questo corso per essere certificate nel lavoro che già stavano svolgendo, oppure perché da dipendenti di azienda volevano diventare impresa indipendente, ed era necessaria la qualifica per aprire la partita iva. Quest’anno vediamo già una buona affluenza di ragazze e ragazzi che vogliono usare le mani, fare fatica, stare all’aperto. L’età media sta tra i 20 e i 28 anni.

E cosa trovano una volta finito il corso? Ovvero: che tipo di mercato c’è per il manutentore del verde? Si lavora principalmente in azienda, si apre partita iva? Quali sono i contesti dove più frequentemente ci si può trovare a lavorare?

G. F. | La maggior parte dei manutentori lavora per giardini privati, anche perché per entrare in contatto con il verde pubblico, quindi con i Comuni, è necessario avere un’azienda strutturata, con caratteristiche specifiche. Noi consigliamo a tutti di restare aperti alle collaborazioni. Essere piccoli non significa dover rinunciare ai lavori grandi. Il corso aiuta anche in questo: ci si conosce e facilita la creazione di gruppi di lavoro.

Le tecniche di cura e manutenzione del verde in questi anni stanno vivendo una veloce evoluzione: il cambiamento climatico e la necessità di adottare pratiche più sostenibili stanno rimodellando fortemente le pratiche tradizionali. Un esempio su tutti: rispetto al classico prato sfalciato perfettamente si è abbastanza sdoganato lo sfalcio differenziato, che consuma meno energia e conserva maggiormente la biodiversità, proteggendo gli insetti e permettendo maggiori fioriture e di conseguenza impollinazioni. Che spazio offre il corso a questo argomento e a queste soluzioni?

G. F. | Il corso è attento al tema della sostenibilità, che viene trattato soprattutto in aula, nei momenti di confronto sulla gestione dei giardini. Una delle materie che affrontiamo per esempio è quella del giardino mediterraneo, per tornare ad apprezzare una bellezza che si può ottenere con relativamente poco sforzo, idrico ed energetico. Puntiamo molto anche sulla creazione di giardini modulabili nel tempo. Ovviamente ogni situazione è unica e singolare, il valore del professionista sta nell’essere in grado di valutare la complessità, capire i momenti delle piante e sapere come gestirle, fornire al cliente il consiglio migliore, calato sul caso specifico.

Chiudiamo con qualche informazione utile per chi è curioso del corso. Come ci si iscrive? Entro quando? Quando dura e come funziona? Sono richiesti particolari requisiti?

G. P. | Basta fare riferimento al nostro sito per ricevere il modulo di iscrizione, che va compilato e rimandato entro il 31 gennaio. Il corso è intensivo, inizia il 17 febbraio e condensa 180 ore in un mese circa. Comprende la teoria, la pratica e la formazione per due patentini. Molte ore della parte teorica le svolgiamo online, perché tanti iscritti vengono da lontano, non è un corso così frequente e in questo modo si aiuta chi non è della zona. Non servono requisiti particolari per iscriversi, basta aver assolto al diritto – dovere di istruzione e formazione.

A chi consigliereste caldamente l’iscrizione?

G. F. | Alle ragazze, senza dubbio. Storicamente questo è un settore maschile, se si pensa al giardiniere la prima immagine che viene in mente è quella di un omaccione con la barba. Da qualche anno per fortuna all’interno di questa realtà hanno cominciato a muoversi anche figure femminili, e credo che per loro questo percorso sia particolarmente interessante, mi sembra che riescano con maggiore facilità ad avviare con i clienti una relazione di fiducia.

Licia Vignotto

Redattrice | Responsabile del festival Interno Verde

Co-fondatrice dell’associazione Ilturco, che nel 2016 ha ideato e lanciato Interno Verde, e co-fondatrice dell’omonima cooperativa impresa sociale, creata nel 2021 per gestire al meglio l’evento. Responsabile del festival, descrive il suo lavoro “una via di mezzo tra l’investigatore privato e lo stalker”.

Veronica Cosimetti

Illustratrice

Illustratrice, nasce a Roma dove si laurea in pittura e successivamente si specializza in illustrazione per l’editoria a Bologna dove vive e lavora tutt’ora. Ama i fiori in tutte le loro forme più strane e la affascina la storia degli alberi, sogna un giorno di avere un giardino tutto suo dove dare sfogo al suo pollice verde.

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