L’ex acciaieria di Vicenza sarà un parco

Dalla fabbrica ai detriti, dai detriti agli alberi, l’assessore Baldinato racconta la riqualificazione

Parole di Ilaria Torresan | Illustrazione di Raffaele Primo Capasso | Marzo 2024

Illustrazione di Raffaele Primo Capasso ©InternoVerde

Dei grandi fabbricati sempre in funzione, giorno e notte, perché l’altoforno dell’acciaieria mica si può spegnere. Gli operai che arrivano la mattina e se ne vanno nel tardo pomeriggio, lasciando il posto a quelli del turno notturno. I funzionari che scendono dal treno e in dieci minuti raggiungono l’ufficio adiacente alla fabbrica. Il fumo delle ciminiere si sente fino a Piazza dei Signori, chi abita in centro ha sempre l’appartamento pieno di polvere che si accumula in poche ore. Questa è come doveva essere la situazione a Vicenza fino agli anni Settanta: la sua zona industriale si trovava proprio nel centro della città, a pochi metri dalla stazione e a meno di un chilometro da Corso Palladio. Poi l’amministrazione del sindaco Giorgio Sala fa spostare le fabbriche fuori dal perimetro cittadino, dove tuttora si trovano. 

E lì, cos’è rimasto? Per moltissimi anni nulla. Ma alla fine di questa estate, finalmente, l’area dovrebbe acquisire una fisionomia nuova e un valore diverso: laddove lo spazio era rimasto impraticabile, tra poco l’area potrà essere vissuta. Si potrà godere dell’ombra rinfrescante degli alberi, leggere un buon libro su di una panchina, sentire il suono degli uccelli che lì troveranno una nuova casa. Nelle giornate di sole si potranno portare pallina e racchette per giocare a ping pong. E per chi invece preferisce non sudare, ci saranno dei tavolini con delle scacchiere sulle quali fare una bella partitina. Anche i più piccoli avranno la loro area, con le giostrine dove fermarsi un po’ dopo la scuola. 

Questo è quello che si immagina l’assessore comunale all’ambiente, Sara Baldinato, con la quale abbiamo approfondito il progetto.

Ci spiega innanzitutto che la riqualificazione dell’area è stata possibile grazie ai fondi del cosiddetto Bando Periferie, i cui progetti sono stati delineati nel 2017. Oltre all’area delle ex acciaierie Beltrame, i finanziamenti sono stati destinati a 18 progetti, distinguibili in “energie verdi”, ovvero riqualifica di parchi esistenti o costruzione di nuovi, “energie grigie”, ovvero bonifica di aree produttive dismesse, “reti”, ovvero potenziamento delle reti di trasporto pubblico, itinerari ciclabili e progetti sociali di vario tipo. 

Dettagli ilustrazione di Raffaele Primo Capasso ©InternoVerde

«L’area in questione è una delle due zone più grandi della città soggette a bonifica territoriale», dice l’assessore, che spiega anche come mai i lavori sono proseguiti fino a quest’anno.

«Lì sotto c’era amianto, che è stato tolto negli anni passati. Adesso ci sono dei rifiuti generici da bonificare, dei materiali che sono stati rinvenuti all’interno di una vasca e saranno destinati ad una zona di smaltimento dedicata. É stata fatta una verifica da parte dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto, e non dovrebbero esserci altri materiali. Quando si parla di terreni soggetti a bonifica però non si è mai certi di quello che c’è sotto, a parte nel momento in cui effettivamente si scava e si tira fuori il materiale». 

In termini tecnici si parla di messa in sicurezza: ci si riferisce a tutti quei lavori volti a rendere il luogo sicuro ed esente da pericoli. Nel caso dell’acciaieria Beltrame, questo si è rivelato più complesso del previsto. Dopo aver tolto tutto il materiale pericoloso accumulatosi negli anni, sarà trasportata della terra per formare delle collinette, su cui verranno piantati degli alberi, che grazie a questo terreno aggiuntivo avranno la possibilità di affondare le loro radici e crescere più alti e robusti, laddove altrimenti avrebbero faticato, per la scarsezza di terreno dal quale pescare nutrienti.

La scelta delle piante non è casuale, ma segue delle esigenze ben precise.

«Abbiamo pensato non solo a piante forestali, tipiche dei parchi, ma anche a quelle aromatiche che possano avere delle fioriture, come la lavanda, per dare ospitalità agli insetti pronubi, gli impollinatori, che in città non ci sono. Confidiamo anche di vedere diverse specie di uccelli, richiamati dalle bacche delle piante». 

Il parco che sorgerà dalle ex acciaierie, si andrà ad aggiungere agli altri che la città di Vicenza ha a cuore: uno su tutti il parco Querini, un’area verde presente già a partire dal Cinquecento, allora adibita alla coltivazione dei gelsi. Nel corso dell’Ottocento viene abbellita con strutture architettoniche tuttora esistenti, come l’iconico tempietto a pianta centrale in stile classico, posto sopra ad una collinetta. Il parco è stato per molti anni abbandonato, ma dal 2010, grazie a degli imponenti lavori di restauro, il Comune è riuscito a restituirlo alla cittadinanza. 

A questo proposito Sara Baldinato spiega che «anche lì c’è in atto un progetto di rigenerazione delle serre ottocentesche che purtroppo negli anni sono state abbandonate, perché non più remunerative dal punto di vista commerciale. Una verrà recuperata e adibita ad attività sociali: ospiterà una  caffetteria, la cui gestione sarà affidata a dei gruppi che si occupano di reinserimento lavorativo».

Un altro parco cittadino che il Comune vorrebbe rendere fruibile alla comunità è il Parco della Pace. Più di 60 ettari di terreno, dove prima sorgeva l’aeroporto.
«In questi ultimi mesi lo stiamo aprendo occasionalmente. Abbiamo fatto degli eventi, come l’Hangar Palooza Festival: tre giorni di apertura con eventi musicali per una fascia di persone più giovane, ma anche incontri di comunicazione a livello ambientale, in concomitanza con la domenica ecologica di ottobre. Decine di ettari di superficie non ancora tutta piantumata, con una zona umida molto bella. Non essendo frequentata, è divenuta zona di ripopolazione di animali selvatici e luogo di osservazione per la Lipu. C’è una fauna del tutto inusuale per la città ed è a due chilometri del centro. Io stessa oggi ci sono arrivata in bicicletta dal mio ufficio».
I progetti per questo parco sono diversi: orti sociali, laghetti e una zona che sarà lasciata incolta. I vecchi hangar dell’aeroporto, invece, potrebbero essere adibiti a museo dell’aria, per preservare l’identità originale del luogo. 

Ilaria Torresan

Redattrice

Appassionata di arte, architettura, design, musica e cinema, crede nel valore sociale della cultura, specie quando si tratta di preservazione ambientale. Non ha il pollice verde, ma ama i fiori e le piante di suo papà. Nel tempo libero parla ai microfoni.

Raffaele Primo Capasso

Illustratore

Illustratore, proviene dal mondo dell’architettura, disegna da quando ha memoria. Ama rappresentare architettura e natura su taccuini che porta sempre in tasca, organizza workshop e laboratori sperimentando sempre nuove tecniche di rappresentazione.

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