La Londra tropicale che non ti aspetti

Il Festival delle Orchidee ai Kew Gardens

Parole e immagini di Laura Bonini | Marzo 2024

Foto di Laura Bonini ©InternoVerde

Manca poco all’apertura di Victoria Gate, uno degli ingressi principali dei Kew Gardens. Il sole spunta tra le nuvole e la lunga fila di persone sembra un’aiuola risvegliata dal letargo: decine di volti si rivolgono all’unisono verso il tepore, quasi increduli nel vedere un azzurro così limpido. I visitatori dei Royal Botanic Gardens, Kew sono come la flora in essi custodita: variopinta, cosmopolita, preziosa. Oltre i cancelli ci accolgono i prati inglesi e la splendida Palm House vittoriana, ma è costeggiando il lago di fronte che si raggiunge l’attrazione principale, nel Princess of Wales Conservatory. Questa struttura all’avanguardia, dal 1996 tra febbraio e marzo diventa il palcoscenico dell’annuale Orchids Festival.

Foto di Laura Bonini ©InternoVerde

I Kew Gardens sono un esteso complesso di serre e giardini, sorto nel ‘700 fra Richmond upon Thames e Kew, a circa 10 chilometri da Londra. Un tempo appannaggio di nobili e reali, oggi sono aperti a tutti e gestiti da un ente pubblico non dipartimentale (un’istituzione del Regno Unito che si occupa di gestire fondi per specifiche iniziative o servizi), chiamato Royal Botanic Gardens, Kew.

Sophie Shillito, Visitor Programmes Manager dei Kew, si è occupata dell’organizzazione dell’edizione di quest’anno del festival delle orchidee, da poco conclusa. Alla domanda sul motivo dell’interesse per le orchidee afferma che «in questo periodo dell’anno, specialmente in Inghilterra, fuori è un po’ grigio e tetro, e sappiamo che i nostri visitatori amano entrare nel caldo afoso della serra e avere quella meravigliosa, vivace esplosione di colori». Non solo: nei loro vivai, considerati uno dei luoghi più biodiversi al mondo, i Kew Gardens sono impegnati nella ricerca e conservazione di decine di migliaia di Orchideaceae.

Foto di Laura Bonini ©InternoVerde

Dal 2016 l’Orchids Festival si concentra su esemplari e artisti provenienti da una singola nazione. Quest’anno è la volta del Madagascar, con cui i Kew hanno un profondo legame.

L’allestimento consiste in una collaborazione che coinvolge non solo artisti e un team di orticoltori ma anche volontari appassionati di orchidee e dei Kew. Grazie a loro, varcata la soglia, ci si ritrova immersi in una nuvola di colori e passare sotto archi punteggiati di Bromeliaceae e orchidee. Le radici penzoloni degli esemplari appesi in kokedama, spingono i visitatori ad alzare lo sguardo verso fiori che, in controluce, si stagliano come vetro colorato di un rosone contro un cielo pallido.

Le orchidee sono incorporate anche nelle installazioni artistiche in materiali naturali realizzate dal team guidato dal fiorista Henk Röling. La serra si popola così di animali rappresentativi dell’isola: lemuri, camaleonti e insetti rari come la celebre falena Xanthopan praedicta, il cui nome è dovuto ad una previsione di Charles Darwin sulle modalità di impollinazione dell’eponima orchidea (Angraecum sesquipedale), uno dei gioielli dell’esposizione. Queste opere d’arte viventi risultano molto efficaci nel mantenere alta l’attenzione dei visitatori. I pannelli di testo lungo il percorso incoraggiano a osservare meglio l’ambiente della serra per scovarle tutte, dimostrando la cura con cui è stato realizzato ogni dettaglio per permettere ad un pubblico il più vasto possibile di godersi l’evento. Perché, a detta di Shillito, «non tutti devono per forza apprezzare l’orticoltura» per ammirare fotografie che rappresentano la vita rurale malgascia scattate da Tina Waibel e ascoltare i brani dei Boriza Brothers. Il percorso espositivo, infatti, accompagna in un viaggio attraverso gli ecosistemi del Madagascar, avvolgendo i visitatori in profumi, film esclusivi, soundscapes comprendenti richiami di animali registrati nelle foreste e suoni della capitale Antananarivo. Ma il Festival è molto di più: aperture serali, piatti malgasci nelle aree ristoro, per regalare un’esperienza completa, per tutti i gusti, che scoraggi la ricaduta in stereotipi come «il Madagascar è solo ambiente naturale».

Illustrazione di Laura Bonini ©InternoVerde

Ma perché proprio il Madagascar? Meno noto rispetto ai Kew Gardens e Wakehurst, il Kew Madagascar Conservation Centre, dal 1996 è la terza base scientifica permanente dei Kew anglosassoni. Per questo, con le parole di Shillito, «tra tutte le nazioni che abbiamo mai seguito finora, questa ci è sembrata quella più autentica e di cui fosse più rilevante parlare». La ricostruzione di un campo di ricerca sull’isola è stata collocata prima dell’uscita, per lasciare al visitatore l’impronta scientifica che caratterizza l’impegno dei Kew nella lotta per la difesa della biodiversità.

Illustrazione di Laura Bonini ©InternoVerde

Ad una domanda sulla presenza di modi in cui, secondo lei, i Kew fanno da ponte tra ciò che si trova nel giardino e il paesaggio naturale e urbano circostanti, la risposta di Shillito è imprevista: it’s the place of convenient escape, il luogo di evasione dal caos della vita quotidiana per eccellenza. Sebbene Kew sia situato in una delle zone più tranquille della città, il centro di Londra non potrebbe sembrare più lontano.

Illustrazione di Laura Bonini ©InternoVerde

«Sono a Kew da dieci anni e ci sono cose che  ancora mi stupiscono: questo è parte della bellezza del lavorare qui, ed è qualcosa che i nostri visitatori apprezzano», afferma Shillito.
«Tutti hanno una storia sui Kew e penso che un’altra cosa su cui riflettere sia che quando ci si reca qui come visitatori, si diventa parte del paesaggio. C’è qualcosa di pacifico nel modo in cui persone e piante sono intrecciate le une con le altre nello stesso modo in cui uno dei nostri messaggi fondamentali riguarda persone e piante interconnesse nella vita e, senza piante, noi come specie semplicemente non esisteremmo».

L’Orchids Festival è un atteso pretesto per rivivere la Londra della primavera della vita, di idillici parchi e di sogni ad occhi aperti dell’infanzia, in cui si immaginavano magie ed esperimenti scientifici. È il luogo prediletto per ricongiungersi con la natura e fare pace con la nostra responsabilità di preservarne la bellezza.

Laura Bonini

Redattrice

Laura Bonini è nata nel 1999 ed è originaria di Sermide, Mantova. È Laureata in Lingue Mercati e Culture dell’Asia, studia Lingua e Cultura Italiane per Stranieri all’Università di Bologna. I suoi diari di viaggio raccolgono ricordi in inchiostro e acquerello. Se volete farle gli auguri, il suo compleanno è il 30 settembre.

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