Nel paradiso dei glicini, ad Alassio
Il recupero del parco anglo-mediterraneo di Villa Pergola
Parole di Rosaria Carlino | Illustrazioni di Anna Di Perna | Luglio 2024
Speculazione edilizia fronte mare… oppure recupero di un meraviglioso parco anglo-mediterraneo? Ad Alassio, nella riviera ligure di ponente, da pochi anni è tornato in vita un affascinante e variopinto parco, conosciuto come “Giardini di Villa Pergola”. Si tratta di uno spazio ideato e curato per lungo tempo da famiglie britanniche, degenerato poi nell’incuria, infine comprato e restaurato da privati.
Il complesso è sorto nel 1870, quando il Generale Montagu McMurdo e la moglie Lady Susan Sarah Napier comprarono alcuni terreni affacciati sul mare, che in origine appartenevano ai Conti della Lenguaglia.
Il militare dell’esercito britannico volle ripensare il podere agricolo – caratterizzato da coltivazioni di agrumi, ulivi e carrubi, e lunghe pergole di vite – e trasformarlo in una elegante e piacevole dimora, dove trascorrere l’inverno e la primavera, un’oasi ricca di piante ornamentali e terrazze balaustrate, per ammirare il panorama.
Questo primo significativo intervento fu seguito da altri arricchimenti, voluti dai successivi proprietari. Nel 1900 Sir Walter Hamilton Dalrymple piantò i boschetti di cipressi e le prime rose banksia, distribuì qua e là fontane, ninfee e piante acquatiche. Nel 1922 uno dei figli di Sir Thomas Hanbury, Daniel, fece trasportare qui – dalla magnifica residenza del padre a Ventimiglia, La Mortola – palme e cycas messicane, cactus, agavi e aloe.
Fu la Seconda Guerra Mondiale a determinare la decadenza. La villa venne chiusa e sequestrata, la superficie invasa dai rovi, i sentieri cancellati dalle edere. Restò così, selvatica e solitaria, fino al 2006, quando venne acquistata ad un’asta giudiziaria da una cordata, guidata dai coniugi Silvia Arnaud e Antonio Ricci.
© I giardini di Villa della Pergola
Grazie a questo gesto venne sventato un possibile intervento di speculazione edilizia, ma soprattutto si avviò il restauro dei fabbricati, quindi dei 22mila metri quadri di superficie verde. A partire dalla primavera 2012 la villa è stata aperta al pubblico, ogni anno da aprile a novembre.
La risistemazione dei giardini è opera dell’architetto paesaggista Paolo Pejrone. Dopo un’accurata pulizia da detriti e specie infestanti, è stata rinforzata la struttura dei terrazzamenti – fondamentale per l’organizzazione dello spazio – e realizzato un nuovo efficiente impianto di irrigazione. Tutto ciò ha costituito la premessa per la progettazione del verde, con il recupero delle specie già selezionate negli anni Venti da Daniel Hanbury (come le palme washingtonie, dactilifere, canariensis e azzurre e le cycas messicane) e la formazione di importanti collezioni botaniche. Insieme a Silvia Arnaud Ricci, infatti, il paesaggista ha selezionato 34 varietà di glicini, realizzando così la più ricca raccolta italiana, e 500 varietà di agapanto, oggi la più grande collezione d’Europa. Tutto ciò secondo il disegno, in equilibrio tra ordine e libertà, caratteristico di Pejrone, allievo sia di Russel Page che di Roberto Burle Marx.

© I giardini di Villa della Pergola
Per poter comprendere a pieno il carattere di questo grande parco storico, Interno Verde Mag dialoga proprio con Silvia Arnaud Ricci, che ha reso possibile questa rinascita.
Come è stato organizzato il recupero, in quali fasi si è sviluppato?
«Noi abbiamo acquisito la proprietà tra gennaio e febbraio 2007, ma l’operazione di restauro è iniziata prima con una valutazione del territorio, del parco e delle case. L’obiettivo era rendere il parco fruibile a tutti. La ristrutturazione del parco è durata sei anni, sotto la consulenza dell’architetto Paolo Pejrone, al quale ancora oggi chiediamo pareri. Prima c’è stata una pulizia generale di circa 6-7 mesi per rimuovere rovi, frasche e sporcizia accumulati durante anni di abbandono.
Successivamente, abbiamo affrontato il problema dei muri a secco crollati che sostenevano le fasce del terreno collinare e la gestione delle acque. Abbiamo realizzato un progetto per restaurare e rifare i muretti, convogliare le acque delle vasche, dei pozzi e delle sorgenti. Inoltre, abbiamo costruito stradine interne per permettere ai giardinieri di accedere a tutte le aree del parco.
Dopo questa grande risistemazione, abbiamo installato le linee elettriche per l’illuminazione e l’irrigazione necessaria. La fase successiva è stata quella più interessante: piantare nuove specie e rimuovere le piante secche. Abbiamo preso ispirazione dalle aiuole esistenti, che ci hanno guidato nella creazione delle collezioni botaniche. Gli ultimi proprietari avevano mantenuto soprattutto le aiuole intorno alle ville centrali, mentre le aree più lontane erano state abbandonate.
Sotto la villa principale c’erano glicini Wisteria sinensis, il glicine classico violaceo, che abbiamo potato e curato, aggiungendone altri per incrementare le fioriture. Abbiamo recuperato le pergole storiche, volute dalle famiglie inglesi, che consentivano di passare da una fascia all’altra con scalinate e passeggiate coperte. Alcune pergole sono state ripristinate con diverse varietà di glicini, creando una collezione dai colori vari.
Lo stesso processo è avvenuto per gli agapanti. Abbiamo iniziato con l’Agapanthus Africanus e poi abbiamo aggiunto varietà particolari, raggiungendo una collezione di 500 varietà, con almeno 12 piante per ciascuna. Anche per le rose, molto amate dagli inglesi, abbiamo arricchito il parco con nuove specie, così come con gli agrumi.
Per quanto riguarda gli alberi ad alto fusto, abbiamo mantenuto e curato quelli preesistenti: cipressi, carrubi, ulivi e palme canariensi, aggiungendo altre palme come le Washingtonie. Gli alberi morti sono stati sostituiti con piante giovani.
Le vecchie vasche per la raccolta dell’acqua piovana sono state chiuse e convertite in bacini per i loti. L’architetto Pejrone non ha mai disegnato un progetto formale, ma abbiamo lavorato in modo progressivo, partendo dalle ville centrali e espandendoci a macchia di leopardo fino ai confini del parco, consentendo l’apertura delle ville come relais prima del parco stesso.
Il parco è stato inaugurato nel 2012, sei anni dopo l’acquisto, in collaborazione con il Fai, e l’evento ha visto la partecipazione dell’ambasciatore inglese. Durante l’inaugurazione il parco è stato aperto al pubblico gratuitamente per mostrare il lavoro svolto e dimostrare che non c’era alcuna intenzione speculativa, ma il desiderio di restaurarlo e renderlo accessibile alla comunità. Le visite sono state numerosissime, con una media di 10mila persone al giorno».
A seguito dell’apertura, cosa è cambiato nella gestione del parco? Chi se ne prende cura?
«La gestione del parco è affidata a un curatore, un capo giardiniere esterno e quattro giardinieri per la manutenzione ordinaria e straordinaria. Per le potature degli alberi ad alto fusto e delle palme, ci affidiamo a ditte specializzate. Gli ulivi vengono potati ogni 2-3 anni da esperti».
Ha visto un cambiamento in seguito all’assegnazione, nel 2022, del premio che vi ha nominato Parco più bello d’Italia?
«Il premio ha aumentato i visitatori, ma la gestione del parco non è cambiata. Il giardino è giovane e non necessita di modifiche sostanziali. Stiamo aumentando le varietà di piante, come glicini e agapanti, senza esagerare. Abbiamo anche acquisito terreni confinanti per espandere il parco».

© I giardini di Villa della Pergola
In cosa consiste la prossima aggiunta su cui state lavorando?
«Stiamo lavorando su un progetto chiamato “L’orto rampante” e su tre grandi serre disegnate da Renzo Piano, una delle quali sarà dedicata agli incontri con le scuole e ai laboratori, per promuovere il rapporto dei giovani con il verde».
Che tipo di accessibilità avete pensato per questo parco?
«Organizziamo visite per le scuole e sconti per eventi speciali, come il Garden Route o il Fai. Il parco richiede un biglietto d’ingresso per sostenere i costi di manutenzione e garantire che i visitatori siano veramente interessati, tant’è vero che il parco è accessibile anche alle persone diversamente abili, tranne poche aree. Visitare il parco non è solo vedere le specie botaniche, ma anche sostenere un progetto che promuove il verde contro la speculazione edilizia. È un esempio di come il futuro debba essere green. Sono contenta dell’impegno delle mie figlie, che hanno compreso e contribuito al progetto, dimostrando che il futuro può davvero essere più verde».

Rosaria Carlino
Redattrice
Laureata in architettura, è affascinata dagli angoli di natura in città e dalle infinite possibilità di incontro tra questi due mondi. Toscana di nascita e siciliana di origine, passeggia curiosamente in esplorazione delle città dove di volta in volta vive.

Anna Di Perna
Illustratrice
Illustratrice, classe 1995. Diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, decide di intraprendere la strada dell’illustrazione, sua grande passione. Le sue illustrazioni sono incentrate sull’introspezione, sulla poeticità dell’ordinario e sulla delicatezza dei gesti.