Speciale Interno Verde Piacenza 2024
Il festival, raccontato (e consigliato) da chi lo organizza
Parole di Licia Vignotto | Immagini di Giulia Nascimbeni | Maggio 2024
Piacenza regala sempre grandi emozioni, soprattutto perché inaspettate. Interno Verde ha debuttato in città nel giugno del 2023. Nei mesi che hanno preceduto l’evento, e anche nei mesi successivi, raccontavo dell’edizione piacentina come della novità più bella dell’anno. E non lo raccontavo a Palermo o in Valtellina, lo raccontavo in luoghi e a persone tutto sommato vicine: a Ferrara, a Parma e a Mantova, ovvero nelle altre città dove si organizza il festival dei giardini segreti. Seguivano occhiate perplesse e una lunga serie di commenti tutti uguali: «Ma davvero? Pensa che non ci sono mai stato!». Un buco nero nella pianura padana, un toponimo misterioso, di cui nessuno sapeva nulla.
La mia impressione è che Piacenza sia stata per lunghi anni dimenticata, schiacciata tra l’inevitabile Milano e l’esuberante Parma. Non che si sia nascosta o assopita, semplicemente è rimasta silenziosa, mentre attorno si faceva un gran baccano, e non è una brutta premessa. Mi spiego meglio: alcuni siti sono celebri per le loro bellezze, magari non li si è mai visti dal vivo ma la testa è già piena di loro immagini. Sono famosi, il loro fascino è conclamato, e quando finalmente li si va a conoscere difficilmente riescono a stupire. La visita assomiglia a un tagliando: certifico anche io quello che certificano tutti, è davvero un bel posto. Piacenza invece stupisce proprio per il suo essere rimasta leggermente in disparte, foglio quasi bianco, enigmatico: cosa ci sarà di bello?
In realtà per chi come Interno Verde si occupa di giardini pubblici e privati questo tipo di città sono una miniera: chi è rimasto a lungo tranquillo spesso ha conservato, non per insite qualità morali ma per mancanza di occasioni. Chi ha interesse a demolire un giardino per farci un condominio, se di case ce ne sono già abbastanza e il mercato immobiliare è tiepido? Perché spianare il prato per farci un parcheggio, se chi passa di qua ha già abbastanza spazi dove parcheggiare? Siepi, alberi e aiuole possono stare sereni al loro posto e diventare valore per il futuro.
Questa non vuole essere un’elegia alla staticità, ma alla crescita consapevole. Ci sono stati momenti in Italia di grande fermento, e per assecondare il boom si è spesso stravolto ciò che di identitario, caratteristico e prezioso le città custodivano. Chi ha superato questa fase guardandola dalla finestra, senza buttarsi nella mischia, oggi si ritrova tra le mani un patrimonio. Ha visto ciò che è successo altrove e si spera abbia capito la lezione: può continuare a preservare e può valorizzare, può contare su qualcosa che in tanti altri luoghi non c’è più.
Esempio banalissimo ma mi auguro efficace: si può paragonare questa esperienza a quella delle vecchie trattorie che non hanno mai cambiato arredamento. C’è stato un periodo in cui sono sembrate antiquate, fuori moda. Chi aveva possibilità economiche e verve imprenditoriale ha sostituito mobili e complementi, ha comprato tavoli e sedie, ha rinnovato i lampadari e le stampe alle pareti per restare al passo coi tempi che cambiano. Chi ha conservato, vuoi per indigenza, vuoi per pigrizia, vuoi per sensibile preveggenza, ha attraversato quella fase e ora possiede qualcosa di raro, qualcosa che non si trova più e che tutti cercano. Con il verde urbano funziona allo stesso modo.
Piacenza ha custodito tra i suoi palazzi meravigliosi giardini privati, e mi scuso per i lettori che avrebbero voluto subito arrivare al dunque per questa lunga premessa, che mi sembra tuttavia importante per capire come mai questo “toponimo misterioso” per il festival ha un così grande significato.
Arriviamo dunque ai consigli pratici, a ciò che sabato 11 e domenica 12 maggio assolutamente non bisognerebbe perdere (secondo me). E la parentesi è importante, perché ogni occhio e ogni cuore è diverso.
Innanzitutto il giardino di Casa Arata (qui l’articolo dedicato), commovente, ombroso, pittorico. Chi l’ha pensato e realizzato ci ha veramente riversato dentro sé stesso, ha plasmato nella realtà, nella disposizione dei fiori e delle antichità, nel gioco dei sentieri e dei volumi, un’ideale romantico e la propria anima. Tra i preferiti anche: Palazzo Scotti di Sarmato, con i suoi alberi secolari e l’imponente quinta scenica della chiesa di Sant’Agostino; Casa Laviosa, elegantemente novecentesca eppure familiare; lo stupefacente parco di Palazzo Anguissola da Podenzano; Palazzo Caracciolo, dove ogni pianta è profondamente conosciuta, amata e curata, dove le margherite si chiamano col giusto nome di “pratoline”.
Ultima riflessione su Piacenza, che chi non conosce può immaginare ferma, cedendo alla tentazione di confondere silenzio e immobilità: si può essere molto vitali senza fare rumore. Gli abitanti si considerano e si autodefiniscono chiusi, sospettosi e diffidenti… ma non è vero. La comunità è più vispa e accogliente e reattiva che mai. Per apprezzare questa qualità – che si riscontra tanto nell’associazionismo che nel tessuto commerciale e imprenditoriale – suggerisco alcune attività speciali, comprese nel programma del festival.
– I focus del sabato e della domenica mattina: il 12 nel sontuoso salone del Seminario Vescovile si intervistano gli imprenditori piacentini impegnati per la sostenibilità, il 13 invece nella Serra di Palazzo Ghizzoni Nasalli docenti e ricercatori della Cattolica e del Politecnico apriranno inedite prospettive su fauna e biodiversità urbana.
– Il brunch vegano domenicale in via Cavalletto, organizzato dalle ragazze del Lo Fai, che per Interno Verde hanno chiesto e ottenuto la chiusura della strada, che andrà a riempirsi di profumi, colori, sgranocchi e chiacchiericci.
– Il workshop di data visualization condotto dai designer di Studio Nilo e ospitato dal Rathaus, che senza ombra di dubbio si può considerare tra i più belli e meglio gestiti circoli Arci d’Italia. Il laboratorio sarà intensivo e divertente, si rivolge soprattutto a giovani interessati alla grafica oppure alle prese con ostiche materie scientifiche. Esso infatti insegnerà a tradurre in immagini chiare ed efficaci studi complessi inerenti l’ambiente e il territorio. Anche questo è gratuito ma bisogna iscriversi.
Mi rendo conto scrivendo che vorrei consigliare l’intero programma, perché dietro ciascuna iniziativa ci sono tante facce, tante persone propositive, che si impegnano e ci tengono. Mi fermo altrimenti davvero rischio di esagerare.
Per chi volesse approfondire, fare due chiacchiere, commentare l’edizione: lo staff di Interno Verde sabato sera concluderà la prima giornata di festival all’Osteria della Balera, con djset e Aperitimo (non è un refuso, è davvero l’aperitimo, con drink e proposte a base di erbe aromatiche).
Ci si vede a Piacenza.
Licia Vignotto
Redattrice | Responsabile del festival Interno Verde
Co-fondatrice dell’associazione Ilturco, che nel 2016 ha ideato e lanciato Interno Verde, e co-fondatrice dell’omonima cooperativa impresa sociale, creata nel 2021 per gestire al meglio l’evento. Responsabile del festival, descrive il suo lavoro “una via di mezzo tra l’investigatore privato e lo stalker”.
Giulia Nascimbeni
Fotografa | Art director di Interno Verde
Grafica e fotografa. Collabora con l’associazione Ilturco dal 2016, ovvero dalla prima edizione del festival dedicato ai giardini di Ferrara, è co-fondatrice della cooperativa Interno Verde, creata nel 2021 per supportare la crescita dell’evento. Se fosse una pianta sarebbe un agapanto.