Tutta l’Elba dentro un orto
La biodiversità dell’isola, conservata a Rio per le nuove generazioni
Immagini e parole di Daniela Penta | Agosto 2024
Nel cuore dell’isola d’Elba, vicino all’eremo di Santa Caterina, si trova un orto botanico speciale: è recente ma ricorda tradizioni secolari. È stato ideato nel 1992 dai botanici Gabriella Corsi e Fabio Garbari dell’Università di Pisa, assieme allo scrittore e fotografo tedesco Hans Georg Berger. Prosegue e rende tangibile una precedente ricerca, condotta per documentare l’utilizzo di piante medicinali e alimentari tra gli abitanti di Rio nell’Elba, il piccolo paese a due passi dall’eremo, l’unico tra tutti i comuni dell’isola a non avere uno sbocco sul mare.
Il disegno è stato affidato agli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola, che hanno festeggiato la sua inaugurazione nel 1997, con il patrocinio della Società Botanica Italiana. Da allora, alla sua conservazione hanno collaborato i botanici dell’Università di Pisa per la flora spontanea e della Scuola di Studi Superiori Sant’Anna di Pisa per la parte agraria.
L’impegno dell’ateneo e il lavoro instancabile delle tante persone che negli anni si sono adoperate nella manutenzione, permettono oggi di ammirarlo in tutto il suo splendore. Si tratta di una piccola oasi dedicata alla flora dell’arcipelago toscano. Cresce su un ettaro di terreno, di proprietà dell’Associazione Amici dell’Eremo di Santa Caterina, e come tutti gli orti botanici segue rigorosi criteri di musealizzazione scientifica.
Vista la posizione adiacente all’eremo e la particolare conformazione architettonica, si potrebbe pensare che un tempo in questo luogo fosse coltivato un hortus conclusus, ovvero il giardino tipico del Medioevo, legato a monasteri e conventi. Oggi ciò che cresce qui rappresenta la complessa biodiversità dell’isola: dalle piante della macchia mediterranea a quelle dei giardini elbani, dalla flora delle dune costiere ai vitigni e grani antichi.
La direzione scientifica è curata da Angelino Carta dell’Università di Pisa. Francesco Marino, erborista e cultore di etnobotanica, gestisce il progetto con passione. Racconta Marino: «Mi occupo personalmente di far crescere le piante durante l’inverno a partire dal seme, per questo c’è anche la nursery».
Per accedere bisogna percorrere un sentiero sterrato di circa 300 metri, pedonale e ciclabile ma non carrabile per le auto, immerso nella macchia mediterranea e costeggiato da un filare di cipressi. Al termine ci si trova in un prato verde con vista panoramica sul mare, impreziosito da un obelisco di ferro che richiama il passato riese, ovvero il lavoro dell’estrazione mineraria.
Dall’ingresso si può già avere un’idea della principale vegetazione presente all’Elba: dalle varietà della macchia mediterranea ai vigneti tipici, che si sviluppano sul pergolato. Qui si possono trovare essenze dal profumo intenso come il cisto e la lavanda selvatica, arbusti caratteristici come il corbezzolo e alberi tipici come il leccio. Si può vedere anche il Limonium ilvae, specie endemica che colonizza i bassi tratti di scogliera, bagnati dall’acqua salata. Il pergolato incornicia e arricchisce l’architettura dell’orto con i suoi vitigni tradizionali, l’ansonica e l’aleatico. Proseguendo nel percorso si possono scoprire piante tipiche dei giardini elbani come il melograno e il glicine ma anche la vedovella e l’elicriso litoraneo.
La superficie è disposta su più livelli e scendendo qualche gradino si può entrare nel labirinto, un’area caratterizzata da erbe spontanee le cui particolarità terapeutiche e curative vengono tramandate da secoli tra la gente di Rio. Uno degli scopi del progetto è proprio questo, trasmettere la sapienza popolare alle giovani generazioni e ai forestieri.
Lo stesso obiettivo persegue la coltivazione del grano Biancolino, che una volta era diffuso in tutta l’isola e che oggi si vorrebbe reinserire: è una specie particolarmente resistente allo stress idrico, al vento e alle violenti piogge che caratterizzano il clima elbano. La sua pregiata farina bianca veniva utilizzata principalmente per la panificazione.
Lo spazio si arricchisce di opere realizzate da vari artisti europei, che hanno saputo riflettere nell’arte i temi fondamentali della scienza botanica, come l’installazione in argilla di Cesario Carena, dedicata ai sistemi di capillarità. Sempre Carena ha realizzato il logo e la mappa dell’orto, utile per condurre le attività didattiche. Gli incontri e i laboratori educativi, con i bambini delle scuole, sono tenuti sempre da Marino. L’intento educativo è quello di trasmettere quanto più possibile alle nuove generazioni l’importanza della biodiversità, anche su un’isola famosa per il turismo marittimo.
L’invito dell’erborista è quello di approfittare delle vacanze per andare a scoprire l’orto, sostenerlo e diffonderlo: «Questo sito meraviglioso vive grazie a voi che venite a visitarlo, che siete interessati alla natura e alla rigenerazione del verde urbano. Consiglio di vederlo soprattutto in primavera, quando la natura esplode rigogliosa».
Per promuoverne l’accesso, il comune di Rio nell’Elba ha posto le indicazioni sulle vie principali del paese. Il CAI, insieme al gruppo Elba Trail Area, ha creato una deviazione sul sentiero principale della Grande Traversata Elbana che consente di raggiungere l’orto durante il trekking.
La sensazione che si ha già dai primi passi che si percorrono sul vialetto sterrato d’ingresso è quella di un luogo di pace, incontaminato, in cui il tempo sembra essersi fermato e gli unici rumori che si possono udire sono quelli del vento tra le foglie e il ronzio delle api.
Daniela Penta
Fotografa
Daniela nasce in Romagna nel 1995, il primo approccio con la fotografia avviene grazie a una macchina fotografica a rullino del babbo. Laureata in comunicazione, decide di fare questa passione un lavoro. Nel tempo libero ama camminare in mezzo alla natura e a casa si circonda di piante verdi.