Un distillato di montagna, nel giardino di Bergila

In Val Pusteria, dove si puliscono i boschi imbottigliando il profumo dei pini

Parole, immagini e illustrazioni di Laura Bonini | Settembre 2024

La risata delle ragazze al lavoro nell’orto-giardino risuona nella fresca mattina d’estate.

Circondati dalle montagne del parco naturale Fanes-Senes-Braies, in Val Pusteria, italiano e tedesco si mescolano all’aroma di fiori e al ronzio benevolo delle api, allevate dal vicino (un apicoltore, sicuramente felice di sapere che i suoi insetti possono godere di queste fioriture).

Il caldo colore del legno della bottega si sposa con il profumo balsamico che emana dal processo di riempimento dei cuscini d’erbe alpine. Nel giardino di Bergila ci si può immergere nella profonda conoscenza delle piante officinali, un’attività apprezzata anche dai bambini, che si divertono a dare un nome ai profumi che li circondano. Piccolo ma denso di colori, profumi e informazioni, il giardino raccoglie decine di specie diverse, ognuna accompagnata da un cartellino che ne spiega anche le proprietà. Passeggiando si ammirano il nasturzio, con larghi fiori arancioni e foglie tondeggianti, che funge da antibiotico naturale (ma è anche buono nelle insalate), e il fiordaliso rosa, utile per impacchi per gli occhi e colorante naturale per le tisane. Si incontrano anche piante più umili come l’alchemilla, ancora ornata da gocce di rugiada (poco nota, ma molto utile per i disturbi femminili e la menopausa) e la stella alpina, che neutralizza i radicali liberi ed è un antiossidante per la pelle, coltivata per non intaccare la flora a rischio di estinzione in alta quota.

Nel dialetto locale, “bergila” significa montanaro: il nome perfetto per un’azienda che dal 1912 imbottiglia e distilla il profumo dei boschi e tutto il buono della natura locale.

Andrea Niederkofler, rappresentante della quarta generazione di Bergila, e il suo collaboratore Florian, sono figure fondamentali per l’azienda. Sono loro che raccontano a Interno Verde il passato e il presente dell’impresa a conduzione familiare.

La produzione di olio essenziale di conifere, specialmente di pino mugo e pino cembro, ha una storia secolare in queste montagne.

«Questo mestiere della distillazione l’ha iniziato il mio bisnonno» racconta Andrea, pronipote del fondatore Johann e figlia dell’attuale proprietario Franz Niederkofler, con cui condivide la passione per questo lavoro a strettissimo contatto con il territorio.

«Ovviamente cento anni fa nessuno sapeva cos’è l’aromaterapia, loro distillavano per sopravvivere, e per guadagnare soldi hanno distillato gli alberi che stavano lì intorno. Cento anni fa li usavano per ogni cosa che faceva male, e non li diluivano prima con olio vegetale. Comunque, poi pian piano si è conosciuta sempre di più l’aromaterapia. Qui ci sono il pino mugo e il pino cembro, e mio nonno ha lavorato anche con l’abete rosso. Poi mio papà ha iniziato a distillare sempre più piante che crescono qui: tutto regionale, prendiamo solo gli alberi, i rametti che sono qua in zona, che sono nel bosco».

L’attività è nata come un recupero: la silvicoltura produce legname per falegnameria e costruzione, ma gli oli essenziali non si trovano nel tronco o nei rami, bensì nei punti apicali, che verrebbero lasciati nel sottobosco ad arricchire il terreno. Riciclando rami, aghi e foglie si contribuisce inoltre al mantenimento del paesaggio, specialmente dei pascoli. Il pino mugo e il ginepro alpino sono piante che, senza un intervento umano (una volta condotto da chi viveva nelle malghe, oggi sempre meno utilizzate), finirebbero per soffocare ogni altra pianta in alta quota.

«È una manutenzione, non è solo perché vogliamo fare l’olio essenziale: la natura ha bisogno anche di respirare di nuovo per avere spazio di crescere, e così con ogni boccettina di olio essenziale non si sfrutta la natura, ma la si sostiene».

Florian, alla distilleria, dopo un tour del museo sulla storia di Bergila e un pediluvio negli aghi di pino mugo, ricchi di proprietà benefiche anche dopo la distillazione, sottolinea l’importanza della sostenibilità:

«Oggi si può dire che sono cose ecosostenibili, ma cent’anni fa erano cose molto ovvie. Vale la pena spiegarlo alla gente, non è una cosa che studiamo tutta la vita per farla: è una cosa ovvia. Cento anni fa essere sostenibili era scontato, e secondo me deve tornare a esserlo, non una cosa che devo fare per forza, deve succedere. E il bello è che la nostra materia prima per altri è uno scarto. Nessun albero viene mai tagliato direttamente per noi, la nostra materia prima è già lo scarto, che poi portiamo avanti».

In questa comunità la parola chiave è collaborazione. Biologica da sempre, l’azienda coopera con i proprietari dei boschi e con la Forestale per sfoltire il pino mugo e recuperarne i rami, per far fiorire il potenziale di ciò che per altri sarebbe un rifiuto. L’acqua usata per il raffreddamento nella distillazione riscalda Bergila e due alberghi locali. Gli aghi di conifere già distillati vengono essiccati e usati per riscaldare quella stessa acqua, e anche la cenere che ne deriva diventa concime per i silvicoltori che poi porteranno sfalci a Bergila.

«Per rimanere presente per più di cento anni devi fare qualcosa di giusto!» afferma Florian.

«Vale poi la pena aprire le porte, mostrare come si lavora, come si riesce a convivere e anche lavorare con la natura, non solo sfruttarla, ma coesistere e fare anche qualcosa per lei. Poi forse la gente porta con sé questo piccolo pensiero e la prossima volta non butta via una lattina nel bosco e già abbiamo fatto qualcosa».

Trasparenza e circolarità vengono considerati cruciali perché riflettono un impegno più profondo. Sul sito per esempio si può leggere un blog sulla conoscenza sulle erbe: in un momento storico in cui le persone sono sempre meno connesse con la natura, Bergila è sensibile al fenomeno della plant blindness, l’incapacità di riconoscere la flora circostante, accentuata dall’urbanizzazione. Andrea commenta: «Qualche volta la gente viene qui e chiede, per esempio, l’ortica. Si può comprare, ma la gente se va fuori la trova dappertutto, no? Lo vedo, che non ha voglia neanche di toccare le piante, ha paura, non è abituata, e va più volentieri in un negozio, le compra e basta. Ma sarebbe anche molto importante sapere che questo è tarassaco, dove lo posso raccogliere, come, per cosa lo uso. Anche in città si trovano tante piante, alcune molto utili che crescono davanti alla porta di casa, e queste tante volte sono proprio quelle che ci servono».

E la raccolta delle erbe nel giardino? Stagionale e nel momento balsamico, il periodo in cui le proprietà della pianta sono all’apice della loro potenza, concentrate nelle parti che interessa loro raccogliere, ad esempio nelle radici quando le piante si preparano per l’autunno. Anche in questo si segue il ritmo della natura: in inverno distillazione e raccolta si fermano per imbottigliatura, etichettatura, e preparazione dei prodotti per i mercatini di Natale, tutto rigorosamente a mano.

Nel giardino ultimamente stanno «tagliando la melissa, il basilico, l’iperico, di cui prendiamo i fiori per fare l’oleolito e la tintura», afferma Andrea, che, alla domanda sulle tendenze nel mondo dell’aromaterapia e dell’erboristeria, è fiera di rispondere: «Noi proviamo a rimanere il più tradizionali e locali possibile, anche perché ci sono dei trend, ma per noi è importante essere regionali, non usare piante internazionali. Noi rimaniamo come siamo, innovandoci, ed è bene così, con le nostre radici salde».

«In tedesco si dice Jeden die Natur zugänglich machen, rendere la natura accessibile a tutti» sorride Andrea, riassumendo l’intera missione dell’azienda. Bergila, grazie al suo giardino e alle informazioni che fornisce ai clienti, aumenta la consapevolezza di quanto non solo sia importante, ma anche dia soddisfazione sapere il nome e gli usi di una pianta e il suo ruolo nell’ecosistema, per sviluppare un legame più profondo con la natura e impegnarsi a proteggerla. Ed è proprio questo il suo punto di forza; lavorare piante locali in un modo che aiuta tutti, consumatori, comunità, e ambiente.

Laura Bonini

Redattrice

Laura Bonini è nata nel 1999 ed è originaria di Sermide, Mantova. È Laureata in Lingue Mercati e Culture dell’Asia, studia Lingua e Cultura Italiane per Stranieri all’Università di Bologna. I suoi diari di viaggio raccolgono ricordi in inchiostro e acquerello. Se volete farle gli auguri, il suo compleanno è il 30 settembre.

Condividi questo articolo